Salve, vorrei chiedere una consulenza legale per una situazione legata ad una richiesta di residenza che non so bene come affrontare e che ho paura possa comportarmi delle conseguenze spiacevoli.
Provo a sintetizzare la situazione: sono sposato da 5 anni e non ho i figli e né io né mia moglie abbiamo mai cambiato residenza, quindi io risulto ancora residente con i miei a Spello (PG) e mia moglie con la madre a Monsano (AN). Viviamo in pianta stabile a Monsano (AN) in una casa della famiglia di mia moglie. Mia moglie è casalinga, mentre io lavoro a Sassoferrato (AN).
Ad Aprile 2015 ho comprato (io al 100%) una casa in una località di mare marchigiana che è comunque raggiungibile giornalmente A/R con un’ora di macchina dalla località dove lavoro e dove praticamente ci siamo trasferiti da giugno 2015 e dove siamo stati satabilmente fino ad settembre 2015 e dove andiamo qualche volta nel week end durante le altre stagioni e così di seguito nei prossimi anni.
Siccome non ho altre case, ho comprato la casa dichiarandola come prima casa e quindi devo portare lì la mia residenza entro 18 mesi (per non dover pagare il 9% di imposta di registro) e/o entro 12 (per avere le agevolazioni fiscali sugli interessi passivi del mutuo che ho acceso per comprare la casa).
Ho preso informazioni in maniera anonima presso il comune della località di mare e mi hanno, nemmeno tanto velatamente, minacciato conseguenze penali e di pesanti accertamenti legati a 2 fattispecie che loro considerano potenzialmente mendaci
1. Il fatto che io sposti la residenza e mia moglie no (il fatto che siamo sposati da 5 anni senza mai aver avuto residenza comune non pare essere un fatto degno di nota per loro)
2. Il fatto che trattandosi di una località di mare, la gente per ragioni fiscali prende la residenza e poi in realtà ci sta massimo 4 mesi e questo non è compatibile con una dichiarazione di stabile dimora
Per questi motivi loro nei casi tipo il mio fanno molti controlli sia nei 45 gg per la residenza che anche e soprattutto nei mesi invernali (quindi ben oltre i 45 gg) e in caso di riscontri negativi procedono anche per vie legali con possibile denuncia all’autorità giudiziaria per false dichiarazioni.
Questa cosa mi ha allarmato e mi sta facendo valutare tutti gli scenari, per cui vorrei chiedere qualche consiglio e qualche delucidazione:
1. Se il comune mi concede la residenza, e dopo i 45 gg fa accertamenti e non mi trova in casa quali sono le reali conseguenze a cui posso andare incontro?
2. Se in quella casa io ci vivo 4 mesi stabili e poi ci vado ogni tanto ho comunque diritto ad essere dichiarato residente?
3. Quali sono gli accertamenti che il comune può fare e che controdeduzioni posso presentare io a mia “discolpa” (io avrei in mente di presentare bollette, scontrini di ritiri bancomat e spese fatte nella zona del comune… sono tutte cose che organizzandosi accuratamente si riescono a fare)?
Stavo pensando a 2 possibili scenari di strategia:
1. Prendo io da solo la residenza a marzo 2016, e sto quindi da solo in pianta stabile nella casa almeno da Marzo 2016 a settembre 2016 (con mia moglie presente da giugno 2016) e poi re-inizio a fare il regime solo estivo dal 2017
2. Prendiamo la residenza sia io che mia moglie i primi di agosto, il 15 settembre scadono i 45 gg e poi l’inverno ci andiamo qualche volta nel week end e poi riprendiamo a giugno (mia moglie per una serie di ragioni personali vorrebbe lasciare la sua residenza a Monsano)
Quali rischi corro in ciascun scenario? Cosa mi consigliate?
Esiste, ovviamente, la terza opzione del ravvedimento operoso e dichiarazione della casa come seconda casa, ma francamente la vorrei evitare.
Grazie mille