Ricchissimo e potente consulente finanziario (M. Douglas) a San Francisco riceve in regalo dal fratello (S. Penn), alla vigilia del suo 48° compleanno, la tessera d'iscrizione a un club che organizza giochi personalizzati per animare esistenze monotone. Si mette in contatto con il club e si trova a vivere un incubo, una vita a rischio continuo. Il “gioco” (game) è riuscito: suspense, intensità, mistero, sorprese, disavventure ansiogene, invenzioni di regia. Ma riuscito il film non lo è: c'è un eccesso di ingegnosità di intrigo che diventa stravaganza gratuita, senza contare la madornale sproporzione tra i mezzi e il fine. Il difetto, insomma, è nel manico, nella sceneggiatura di John Brancato e Michael Ferris. Tutto è truccato in questa metafora del cinema.