Il commentatore televisivo di una grossa rete nazionale di Los Angeles, Howard Beale, stanco e sfiduciato, viene condannato all'eliminazione poichè l'indice di gradimento è sceso di troppo. Tuttavia, prima di congedarsi, senza preavviso ai colleghi e ai superiori, Beale annuncia il proprio suicidio davanti alla telecamera. Scoppia una specie di bomba: Diana Christensen per prima fiuta l'affarone; Frank Hackett l'appoggia; Max Schumacher, amico di Howard, perde il posto per essersi rifiutato di accettare il massacro intellettuale di Beale. In un rivoluzionario giornale-spettacolo, messo insieme cinicamente da Diana, il presentatore diventa l'ascoltatissimo "pazzo profeta dell'etere". Le sue feroci critiche, mentre entusiasmano il pubblico, allarmano i vertici e il presidente della U.B.S., Arthur Jensen, induce il divo a propagandare la sottomissione al sistema (...)
Welles negli anni '40 con Quarto Potere ci mostrava l'influenza della stampa.
Negli anni '70 Lumet critica aspramente le leggi dell'audience e i principi che governano il mondo della tv.
Il network è strettamente legato alle messe, le condiziona all'inverosimile.
Il profeta, Howard, ricorda un po' Grillo e il suo linguaggio apocalittico e un po' populista.
Il ritratto di Diana (Faye Dunaway) è terribile: il fatto che sia un'arrivista senza scrupoli e completamente priva di etica e ciò che scandalizza di meno...è "disumanizzata" dalla TV, vive in un mondo finto, confonde spettacolo e realtà, è incapace di gestire rapporti e parla di lavoro e di indici di ascolto persino mentre fa sesso.
Un film profetico, non eccezionale, ma da vedere, non lascia indifferenti.
Dà buoni spunti di riflessioni ed è attualissimo.
L'avete visto? Che ne pensate?