Lo definirei psichedelico, davvero un bel film, come il libro del resto.
l'avete visto?
Trainspotting è un film di Danny Boyle del 1996, tratto dall'opera prima omonima di Irvine Welsh, uscita tre anni prima, nel 1993.
perchè questo film.
Ci si può chiedere che senso abbia proporre in classe la visione di Trainspotting. È un film amaro e sarcastico, ma anche divertente, che per trattare temi universali come l'amicizia, l'amore e il sesso, la famiglia, la società, il denaro, sceglie il punto di vista, stravolto e lucido insieme, di un eroinomane. Non si può non segnalare una evidente difficoltà che scaturisce da una simile scelta: il disagio di assistere, insieme ai propri allievi, a scene che possono risultare imbarazzanti. Ma proprio il superamento della «pruderie» generata da simili situazioni che consentirà all'insegnante di avvicinarsi ai ragazzi (in questo caso attraverso un film che la maggior parte di loro ha già visto e che può definirsi un «cult»), aiutandoli cosí a riflettere su un tema tanto ricorrente quanto difficile da trattare, attraverso immagini che, pur non avendo apparentemente bisogno di spiegazioni, necessitano di una guida che li stimoli a una ricezione non passiva e soprattutto critica.
breve recensione.
«Le strade schiumano di droghe contro il dolore e l'infelicità: noi le prendevamo tutte». Trainspotting racconta le vicende tragicomiche di un gruppo di giovani tossici persi nelle nebbie della Scozia degli anni '80. Il punto di vista del film è quello di Renton, che, con occhio allucinato ma impietoso, osserva se stesso e i suoi «cosiddetti amici», scoprendosi incapace di comunicare con loro e pronto a ingannarli per la propria salvezza. Per Renton la droga è una scelta consapevole, un «lavoro a tempo pieno», antidoto non solo a povertà e depressione, ma anche a carriera, mutuo per la casa, televisione a venticinque pollici, automobile. L'elenco di questi beni materiali, croce e delizia delle nostre vite, apre e chiude il film: programmaticamente rifiutati all'inizio, essi vengono alla fine accettati, in quanto rappresentano la chiave che apre le porte dell'integrazione sociale. «Diventerò esattamente come voi», dice Renton nell'ultima scena, avanzando sorridente verso la telecamera e lo spettatore. Il titolo del film fa riferimento a un bizzarro genere di collezionismo: il trainspotter - «cercatore di treni», che passa il suo tempo nelle stazioni ferroviarie, con giacca a vento, taccuino e penna per elencare numeri di registrazione di treni e locomotive - è la proiezione, lo specchio di una società i cui protagonisti siamo noi, con la nostra frenesia di accumulare non numeri ma semplicemente cose. Dal finale di Trainspotting, film geniale che descrive situazioni di squallore fisico e morale in modo non deprimente, occhieggia un messaggio ambiguo: dopo un'esistenza sbandata e offuscata dalla droga, il protagonista decide di «scegliere la vita», una vita simile alla nostra, ma non senza insinuare qualche dubbio sul senso dei meccanismi (socialmente condivisi) che la regolano.