tratto da una storia vera.. http://www.blackdahliasolution.org/solution.htm
http://blackdahlia.info/modules/myal...p?num=10&cid=1
http://it.wikipedia.org/wiki/Elizabeth_Short
fedelmente tratto dall'omonimo libro
[img][http://www.castlerock.it/dbimg/medium/gallery16317.jpg]http://www.castlerock.it/dbimg/medium/gallery16317.jpg[/img] che sua volta è fedelmente tratto dalla realtà...
The Black Dahlia - La Dalia Nera
Da un vero fatto di cronaca nera il nuovo film di Brian De Palma
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The Black Dahlia
( 2006 )
TITOLO ORIGINALE
The Black Dahlia
NAZIONE
USA / Germania
GENERE
Drammatico, Giallo, Poliziesco
DURATA
120 min. (colore)
DATA DI USCITA
29 Settembre 2006
E’ stato uno dei film più attesi dell’anno The Back Dhalia, l’ultima opera di Brian De Palma, tratto dal famosissimo romanzo del celebre scrittore noir americano James Ellroy. Marco Muller, direttore della Mostra, ha saputo sfruttare a pieno l’eccessivo clamore mediatico creato intorno al film da tv e giornali nelle ultime settimane e non a caso ha scelto proprio The Black Dhalia per la sempre pomposa cerimonia d’apertura di questa sessantatreesima kermesse veneziana. De Palma ha chiesto e ottenuto di partecipare al concorso per un film che considera tra i suoi migliori, confortato in questo dall’apprezzamento e dalla benedizione dello stesso Ellroy.
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Nell’oscura e violenta Los Angeles a cavallo tra i Quaranta e i Cinquanta, due poliziotti amici e rivali, entrambi ex-pugili: Bucky Bleichert (Josh Hartnett) detto "il Ghiaccio" e Lee Blanchard detto "il Fuoco" (Aaron Eckhart) indagano sul ritrovamento, sulle colline di Hollywood, del corpo nudo, tranciato in due e orrendamente sfigurato, di una ragazza che si scoprirà essere Elizabeth Short (detta la Dalia Nera), attricetta poco talentuosa, ma di facili costumi, emarginata dallo star system. L’indagine entra prepotentemente nella vita dei due, intrecciate anche perché Bucky si innamora della donna dell’amico, l’ex prostituta Key (Scarlett Johansson) e allo stesso tempo intraprende una torbida relazione con Madeleine (Hilary Swank), femme fatale che si atteggia e si veste come la Dalia Nera.
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Come da copione, verrebbe da dire, inevitabilmente è la "Città degli angeli" a emergere prepotentemente in primo piano (Dante Ferretti l’ha ricostruita in Bulgaria) e l’immagine è quella torbida che la letteratura americana ha costruito raccontando le sue miserie e le sue violenze. Da John Fante a Edward Buncher, da Raymond Chandler allo stesso Ellroy il selvaggio mondo suburbano di Hollywood è quello marcio in cui anche i possibili eroi (i due detective del film) sono personaggi moralmente discutibili. Né buoni né cattivi insomma, solo uomini veri persi nel precipitare continuo e ossessivo degli eventi, animali tenuti in gabbia da un soffocante passato da cui non riescono mai a venire fuori. La complicatissima e fluviale trama del romanzo è stata conservata quasi intatta nel film, tanto da far pensare a un eccessivo calligrafismo da parte di De Palma e del suo sceneggiatore Josh Friedman; per il resto il film è pesantemente segnato dal déjà vu.
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Sicuramente non sono territori nuovi quelli che De Palma, cioè il regista di Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse ecc., attraversa nel nuovo film, ma stavolta il mix di delitti, pistole, detective alla Marlowe, donne fatali, fumo, cappelli e tutti gli orpelli più scontati del film di genere sono presenti in The Black Dhalia nel modo più esibito e compiaciuto possibile, tanto che durante la visione del film, certamente non noiosa se lo spettatore si presta al gioco, si ha l’impressione di vedere un film che ha nostalgia di se stesso più che del cinema classico alla Hawks, quello degli anni Quaranta e Cinquanta, dei Bogart, dei Fuller e dei postini che suonano sempre due volte. Proprio così: The Black Dhalia è un film vecchio, stanco, che con la nostalgia del cinema non ha niente a che fare, visto che spesso si ricorre alla citazione forzata, relegando agli abiti di scena e agli accessori il "dovere" di rievocare un qualcosa che è irrimediabilmente perduto. Non basta infatti il color seppia dato alla pellicola per riportarci indietro, proprio perché tutto sa di costruito, di artificialmente vuoto.
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Dov’è lo sguardo autoriale allora? Relegato in due sequenze, due pezzi di bravura e di grande cinema: la scoperta del cadavere e soprattutto i provini della Dalia Nera, girati dallo stesso De Palma in bianco e nero, con la sua voce off a ricordarci che un tempo non tanto lontano era il regista del voyeurismo cinematografico più penetrante e destabilizzante.