OMAGGIO A CELENTANO, CHE L’ANNO PROSSIMO COMPIRA’ 70 ANNI

Hai presente quando la mattina ti alzi dal letto, al buio – e subito percepisci che nell’aria c’è qualcosa che non va? forse un eccesso di ossigeno o qualche gas nobile che ha perso il titolo …? So una sega, io, di chimica, quindi cambio racconto.
Quel giorno era uno di quei giorni che non troverai mai sul calendario, perché ancora non era stato nemmeno concepito l’inventore del calendario. Anzi: si stava ancora annaspando alla ricerca del sistema di concepimento.
L’avete capito, dai: sto parlando di quando la Terra era ancora ai primordi e tutto procedeva per tentativi: l’Era del primordi e fuggi.
Quella mattina … ma va a vedere che, senza calendario, i giorni non si dividevano in notte-giorno-mattina-sera. Già … chi ha detto che esistevano i giorni?
Aò, me lo vuoi far cominciare, sì o no, ‘sto racconto!?
Dunque (speriamo avessero inventato almeno il dunque), in quel frangente (he!he!) il Celentanosaurus Flex si annoiava. La sfiga (elemento innato) volle che la noia già esistesse, con tanto di cantore ufficiale: il Califanus Rocus, con “Tutto il resto è noia”.
“Il resto è mancia”, gli ribatteva il Celentanosaurus stiracchiandosi una bretella (lo straccale e la tiracca sopraggiunsero con l’evoluzione della specie).
Il dibattito finiva lì: non esistevano ancora né il moderatore né il pubblico.
Il privato, sì: privata era la scuola; privata la Sanità – ma soprattutto privati erano i pirlasauri: privati di tutto.
Ridunque, il Celentanosaurus si annoiava – e la noia, si sa, è cattiva consigliera. Per combattere la depressione pensò bene di mettere su un clan – e nacque il Q Gluck Clan. Il Celentanosaurus ne fu il re, assumendo il titolo di Rex (società quotata in Orsa), mai più pensando che un giorno avrebbe fatto una fine così da cane.
Non essendo ancora stati inventati gli scozzesi, la fantasia era quella che era (mentre oggi è quella che è; cfr. questo testo): il tartan era di là, da venire e non si decideva a venire di qua. Avevano tentato di metterlo in pista, ma la coca era ancora in gestazione (Era dei coca-party) e la pista restava lì: una pista in erba (un po’ scivolosa, ma si facevano certi voli ….).
Già, il clan: il gonnellino …. le cornamuse (ispiratrici di drammi coniugali) … due balle! Era il caso di darsi una mossa (Era del Ninitirabusciassico). Purtroppo, all’epoca Rex non era ancora commissario – manco era (Era del Manco) brigadiere: non solo non sapeva risolvere alcun caso, ma nemmeno le più elementari espressioni, tipo: “C’ho fame”.
Il Celentanosaurus stirò le bretelle, inarcò i sopraccigli, strizzò gli occhi, poi disse: “Bè …. (pausa; - pausa /menopausa/, andrò–pausa) … ragazzi (attesa: passaggio dal Mesozoico al Mesorotto) …. chi non fa non falla, chi non lavora non falla more …. Ho fatto la battuta, uè: applausi.”
I boys si disposero a coretto e cantarono a cappella:
“Applausi, di gente intorno a me ….
…. canta, canta ancora!
… son stato come un disco che si ascolta
e poi si getta via!”
I Camaleonti, da sempre avversari dei sauri, pretesero al volo i diritti SIAE (innata), minacciando di adire a vie legali.
Questa espressione scioccò l’intero clan, che rimase lì impalato sul posto, dando vita al celebre detto di Metter-nick (grande spacciatore di soprannomi): “Il clan è una semplice espressione geografica”.
Il Celentanosaurus, tra l’amplesso e il perplesso, si grattò la nuca, socchiuse gli occhi e …….
e …….



Embè, che fece?


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