C'è un piccolo imprenditore, Aristide Barlenga, che ha una fabbrica che produce chiodi forgiati. Visto che gli affari vanno benone, decide di ingrandirsi e farsi un po' di pubblicità: girando per varie agenzie ne trova una che gli propone un pacchetto completo, comprensivo addirittura di spot TV, ad un prezzo irrisorio, però con la clausola che tutti i lavori non potranno essere visionati in anteprima. Un po' scettico, alla fine Aristide accetta.
Dopo un po' di giorni arriva una e-mail dall'agenzia di pubblicità che informa Aristide della data ed ora di messa in onda dello spot TV: arrivato al fatidico momento, tutta la famiglia Barlenga si raccoglie davanti alla TV per vederlo.
Nebbia.
Una telecamera si aggira tra le nebbia, sale una collinetta e si intravedono tre croci.
Zoomata su quella in mezzo, raffigurante Cristo, poi si va sul dettaglio, per la precisione sulla testa di uno dei chiodi con i quali è stato inchiodato, che riporta a chiare lettere: "Chiodi Aristide Barlenga".
Una voce fuori campo annuncia: "Anche i romani usavano Barlenga".
Il giorno dopo un mare di proteste per 'sto spot, interviene lo Stato, il Gran Giurì, il Vaticano: insomma, un macello. Aristide chiama l'agenzia incazzatissimo e le dice di bloccare tutto e rifare daccapo, prima che lo mandino in rovina. L'agenzia accetta e assicura che il nuovo spot sarà diverso dal precedente, ma ricorda che esiste sempre la clausola per la quale i lavori non possono essere visionati prima.
Dopo qualche giorno arriva un'altra e-mail, e la famiglia Barlenga è di nuovo davanti alla TV per vedere il nuovo spot.
Nebbia.
La telecamera sale su per una collina e si intravedono due ladroni e Gesù che portano ognuna una croce. Giunte sulla sommità della collina, dei centurioni romani prendono uno dei ladroni, lo buttano a terra e a forza lo inchiodano alla croce. Tra urla, martellate e spruzzi di sangue la telecamera inquadra la testa di uno dei chiodi dove si legge: "Chiodi Aristide Barlenga". Stessa sorte tocca all'altro ladrone, e anche qui la cruenta scena viene accompagnata dalla zoomata sulla testa di uno dei chiodi per leggere: "Chiodi Aristide Barlenga". Anche Gesù viene inchiodato alla croce allo stesso modo, ma sulla testa dei suoi chiodi non si legge nulla.
Finito il lavoro, le tre croci vengono messe in piedi ed i centurioni ammirano soddisfatti il loro lavoro con una soddisfazione non nascosta. Ad un tratto, Gesù si stacca dalla croce e piomba a terra con un tonfo sordo.
Lo sguardo perso nel vuoto dei centurioni viene scosso da una voce di sottofondo: "Se non sono Barlenga, non c'è Cristo che tenga".