Il Signor Veneranda è stato scritto 50 anni fa da Carlo Manzoni e trattava di un Signore che non aveva niente di meglio da fare di far diventar matto il suo prossimo. Eccone qualche esempio:
L'ufficio postale
Il signor Veneranda entrò nell’ufficio postale.
"Scusi" disse il signor Veneranda all’impiegato allo sportello; "è arrivato un pacco per me?"
"Non è arrivato nessun pacco per lei" rispose l’impiegato; "se fosse arrivato, lei avrebbe ricevuto l’avviso. Ha ricevuto l’avviso?"
"Non ho ricevuto nessun avviso" disse il signor Veneranda; "ma a me l’avviso non serve a niente; mi servirebbe il pacco, perché dentro al pacco c’è sempre qualcosa".
"L’avviso serve per avvertirla che le è arrivato un pacco".
"Ecco, proprio questo volevo, il pacco che è arrivato per me".
"Ma non è arrivato nulla per lei".
"Ma come, ha appena detto, e sono le sue parole, l’avviso serve per avvertirla che le è arrivato un pacco; ed io sono qui a ritirare il pacco".
"Io ho solo detto che l’avviso serve solo per avvertirla che le è arrivato il pacco".
"Ah, ho capito, lei mi manda un avviso per avvertirmi che è arrivato il pacco; allora, guardi, faccia a meno di mandarmi l’avviso perché io sono già qua a ritirare il pacco".
"No, non ci siamo capiti, le dicevo che qualora arrivasse un pacco per lei, solo allora le manderemmo un avviso per avvertirla che da noi c’è un pacco per lei; ci siamo capiti ora?" "Certo che ci siamo capiti, mi crede imbecille; ma, mi dica, da dove arriva il pacco?"
"Io… - balbettò l’impiegato - io non so da dove le venga spedito il pacco; io non ne so nulla; lo saprà lei da dove aspetta il pacco".
"Io non aspetto nessun pacco" disse il signor Veneranda "e non ho nessuna idea di chi potrebbe spedirmi un pacco; ma se lei dice che mi arriverà un avviso che mi avverte che c’è un pacco per me da lei, io vengo da lei per sapere da dove mi arriva il pacco".
"Io… io non ne so nulla del suo pacco!"
"Ma allora perché mi dice che mi deve arrivare un avviso per ritirare un pacco?" esclamò il signor Veneranda arrabbiandosi; "ma guarda un po’ che tipo! Prima mi dice che mi arriverà un avviso, poi che devo passare qui a prendere il pacco, poi casca dalle nuvole! Oh, ma che razza di servizio postale!"
E il signor Veneranda si allontanò scuotendo la testa e brontolando.
Per via
Il signor Veneranda incontrò per via un suo conoscente.
- Oh! - disse il conoscente. - Come sta ?
- Come ?? - chiese il signor Veneranda
- Come sta ? - ripetè il conscente.
- Ma veramente non saprei, - disse il signor Veneranda che non capiva
- come, non saprebbe ?
- Dal momento che lei non mi ha detto di chi parla, io non posso mica sapere come sta ! I miei parenti stanno tutti bene, grazie, i miei amici quasi tutti, eccetto Tommasino che ha il raffreddore. Lei intendeva Tommasino ?
- Io no,io ... - balbettò il conoscente del signor Veneranda.
- Lei no, lei come faccio io a sapere di chi vuol parlare se non si spiega? Voleva intendere quel signore li che passa? Io non so mica come sta, non l'ho mai visto, ma se lo vuole sapere si fa presto!
- Ehi, signore - gridò il signor Veneranda al signore che passava - come sta lei ?
- Bene, grazie - rispose il signore levandosi il cappello gentilmente.
- Ecco - disse il signor Veneranda battendo un colpo sulla spalla del conoscente. - E' contento adesso? Sta bene. E anche tutta la famiglia ? - chiese ancora il signor Veneranda.
- Benone tutti, grazie - rispose il signore voltandosi e salutando.
- Ha visto ? - disse il signo Veneranda - Stanno tutti bene.
- ma io .. - balbettò il conoscente del signor Veneranda.
- Senta, se lei non intendeva parlare di quel signore li , poteva dirmelo chiaramente prima: io ho cercato di accontentarla. Benedetto uomo - mormorò il signor Veneranda crollando il capo e allontanandosi, - che bisogno c'era di rivolgersi a me? Non poteva arrangiarsi da solo ???
L'autostrada
Il signor Veneranda si fermò all'ingresso dell'autostrada Milano -Torino.
"Torino" disse il signor Veneranda al bigliettaio.
Il bigliettaio guardò il signor Veneranda e poi si guardò attorno nel piazzale deserto dove non sostava nemmeno un'automobile.
"Ma..." balbettò il bigliettaio, "e la macchina?"
"Che macchina?" domandò il signor Veneranda, stupito.
"L'automobile," disse il bigliettaio, "lei non ha l'automobile?"
"Io no," disse il signor Veneranda, "io non ho l'automobile. Perché? Cosa c'è di strano? C'è tanta gente che non ha l'automobile e perché la dovrei avere io? Le pare che io abbia la faccia di uno che dovrebbe avere l'automobile?" "Io non so," balbettò il bigliettaio, "ma se lei vuole andare a Torino con l'autostrada, dovrà pure avere un'automobile." "Io non vado a Torino con l'autostrada," disse il signor Veneranda. "Non posso andarci appunto perché non ho l'automobile. E poi cosa dovrei andare a fare a Torino?"
"Non so... è lei che ha detto Torino," balbettò il bigliettaio che non sapeva cosa dire.
"Io ho detto Torino, certamente" disse il signor Veneranda, "questo non lo nego. Ma tutti possono dire Torino quando vogliono, le pare? Non capisco perché quando uno dice Torino dovrebbe, secondo lei, andarci in automobile."
"Va bene, ma allora lei, che cosa vuole da me?" balbettò il bigliettaio sempre più confuso.
"Io niente," disse il signor Veneranda. "Ho detto Torino come potevo dire Roma o Genova o un'altra città. Le dispiace?"
"No, ma... senta, se lei non entra in autostrada con l'automobile, mi lasci in pace," brontolò il bigliettaio.
"Eh, accidenti!" gridò il signor Veneranda perdendo la pazienza, "adesso dovrò comprarmi un'automobile per far piacere a lei! Ma sa che è un bel tipo? Ma guarda che razza di gente!"
E il signor Veneranda voltò le spalle al bigliettaio e si allontanò brontolando.