Rapiti e mutilati per sacrifici umani e rutuali magici: gli africani dalla pelle bianca chiedono protezione
Geni delle acque, spiriti, mezzi dei e mezzi uomini, a seconda dell’Africa in cui il destino li ha collocati gli albini sono una maledizione o un dono del cielo. In un posto la folla li insegue con in mano doni, per innescare i loro supposti poteri benefici o sfruttarne le altrettanto azzeccate facoltà di nuocere; in altri bande di assassini li braccano per sacrifici umani. Un’antica sete di sangue si scatena armata di leggende millenarie che continuano a riprodursi, implacabili; magari sul telefonino o su internet. L’africano ha spesso due esistenze, una moderna e una inaridita e impigliata dalla magia, dalle paure e dalle tentazioni demoniache. In Tanzania, in pochi mesi hanno uccisi 26 albini, in maggioranza donne e bambini. Eppure è uno dei Paesi più ordinati del continente. Qui gli albini li definiscono «mzungu», il nome dei bianchi ai tempi dell’impero britannico. Ed è già un segnale sinistro.
L’ultima vittima si chiama Jovin Majaliwa, un ragazzo, la sua unica colpa era appunto di essere albino; lo hanno atrocemente mutilato per prendergli gli organi genitali. La polizia ha arrestato 170 persone che sarebbero collegati ai delitti, ma nessuno è stato ancora giudicato. Gli albini in fondo li ammazzano da sempre, ci son cose più importanti che preoccuparsi di questi stregoni, si difendano loro dal malocchio, mormora la gente seccata. Così questi fragili semidei sono sfilati in corteo annunciando che se il governo non provvederà a difenderli, emigreranno. Ernest Kimaya è il presidente dell’associazione che riunisce questi cittadini senza diritti: «Viviamo nel terrore, barricati in casa, usciamo solo se indispensabile e con la paura addosso». Una delegazione è stata ricevuta dal presidente Jakaya Kilwete. E’ uno dei pochi che si è mobilitato per loro, ha proposto di schedarli per proteggerli, vuole un servizio di vigilanza per i bimbi che vanno a scuola. Ha promesso che qualcosa si farà. Anche perché Onu e Ue protestano per questa mattanza infame.
Nel vicino Burundi da tempo ritrovano i cadaveri mutililati degli albini. Sono diventati l’oggetto di un mostruoso commercio, ne prelevano sangue, braccia e gambe che sarebbero poi rivenduti a caro prezzo in Tanzania. Sottovoce si parla di cifre colossali, 600 milioni di scellini (300 mila euro) per il cadavere di un albino. Leggende macabre quasi certamente. Quel che è certo è che la tariffa richiesta dai killer è bassa, 10 mila franchi burundesi, 7 euro. Il rischio di essere arrestati è minimo, la notizia finisce nella rubrica «fatti diversi» dei giornali. Secondo alcune voci i cadaveri sono il tributo a mostruose leggende magiche, sul sangue e gli arti degli albini che mescolati con alcune medicine consentono di trovare l’oro.
Richard Ciza, 19 anni, è uno dei pochi che l’ha scampata. Per sfuggire agli assassini si è nascosto per alcuni giorni nella foresta prima di raggiunge Ruygi, nell’est del Paese, dove le autorità locali, le sole finora, hanno deciso di proteggerli. «Alcuni vicini mi hanno avvertito che una banda di killer stava per raggiungermi. Ho corso con tutte le mie forze e sono vivo. Dicono che usino i cadaveri nei giacimenti d’oro, il metallo viene in superficie per magia, basta raccoglierlo. O i pescatori, nel lago, li utilizzano per catturare grossi pesci che hanno l’oro nello stomaco».
Il 22 settembre non è andata altrettanto bene a Spès, una ragazza di 16 anni, uccisa nel suo villaggio: le hanno preso tutto il sangue e gli arti, gettando il busto in un canale. Proprio dopo questo delitto a Ruygi hanno deciso di mettere sotto protezione 45 albini che hano risposto all’appello; vivono in una casa circondata da un muro di tre metri. Ma forse non basterà.
In Africa sono numerosi a soffrire di questa malattia della pelle che si caratterizza da mancanza di pigmentazione. Il fatto che siano soggetti a problemi di vista e a rischio di ulcere e tumori della pelle non è che secondario. I loro assassini sono credenze così radicate che le campagne di sensibilizzazione non sono riuscite ad averne ragione. L’ambivalenza e l’ambiguità di essere bianchi nati da genitori neri aizza le convinzioni ostili. Per lo più è la donna a essere considerata responsabile della malattia: per aver dormito incinta sotto le stelle in una zona magicamente interdetta, si dice, o per essere stata infedele al marito durante la gravidanza. Per noi europei il Male è qualcosa di terribile, di storicamente grandioso, per gli africani è qualcosa di magico, indefinito, che viene prima della Storia. Gli albini possono predire l’avvenire, gettare il malocchio o dare ricchezza. Sono perfetti, come portatori, volontari o non, di questi poteri, per i sacrifici umani che ancora oggi servono a diventare potenti o migliorare la condizione sociale. Durante le campagne elettorali in molti Paesi gli albini si barricano in casa per sfuggire alla caccia dei sostenitori dei candidati. Non li si considera più come essere umani ma oggetti da sacrificare, quel che conta sono le loro teste mozzate o l’apparato genitale o le unghie considerate come le parti del corpo più magicamente potenti.
E’ il passo finale di una tragica odissea che inizia nel momento stesso della nascita, quando molti genitori, inorriditi, li rifiutano. Angui Mudimba, dell’associazione per la difesa degli albini del Congo Brazaville, è uno di loro: «Mio padre non mi voleva, mi ha maledetto. Per fortuna il resto della famiglia mi ha difeso. Da piccolo vivevo praticamente confinato in casa per il timore che qualcuno mi facesse del male. Ma, ditemi, quale è la mia colpa?».
-la stampa-