Secondo Berlusconi (con il consenso del 68,23% periodico) siamo ormai all’emergenza scuola: uno sparuto manipolo di studenti fannulloni vuole impedire di studiare alla maggioranza di studenti (non fannullona), figli degli italiani non fannulloni. In combutta con il corpo docente fannullone e anche con quello non docente fannullone (su questo abbiamo il 73,79457% dei consensi).
Urgono provvedimenti (verificare le cifre dei consensi dopo la virgola dopo il 76%):
1. tagliare i fondi alla scuola pubblica per evitare di finanziare con i soldi della minoranza non pagante una maggioranza di fannulloni (“qui però mi dovete chiarire bene il rapporto minoranza/maggioranza, altrimenti è difficile elaborare consensi consoni”);
2. nominare un Commissario Straordinario con pieni poteri: una personalità di alto profilo morale e istituzionale, in grado di essere da faro soprattutto per i giovani. In pole position Maria De Filippi, con la consulenza straordinaria (cumulabile con altri redditi e non soggetta a tassazione) del dott. Maurizio Costanzo (“qui il consenso popolare potrebbe sfiorare l’en plein”).
3. Inviare l’esercito nelle scuole (dopo aver convinto Bobo Maroni che i poliziotti è meglio tenerli fuori e intorno). Non però con compiti operativi e con una evidente filosofia pacificatoria. Infatti: i cannoncini dei carriarmati verranno chiusi con tappi di sughero colorati; i fucili mitragliatori anziché di nastri di pallottole saranno dotati dei più moderni e accattivanti caricatori simil lettori-CD; i bazooka saranno dipinti con i colori dell’arcobaleno; durante eventuali missioni di riappacificazione i soldati non potranno violentare studentesse minorenni; i militi distribuiranno cicca americana con la faccia di McKane.
Il presidente Berlusconi, durante la visita in Cina, ha elogiato la strategia preventiva messa in atto dall’allora governo cinese durante le manifestazioni studentesche della Tienanmen. Sorridendo affabile ha affermato durante la conferenza stampa: “Questo sarà il primo caso in cui saremo noi a copiare i cinesi” (parole che in precedenza erano state smentite dal suo portavoce, accusando i giornalisti di travisamento a causa della lingua).
“Studiare è un diritto: chi ne impedisce l’attuazione commette un reato” (i consensi volano alle stelle, come le Borse mondiali dopo ogni dichiarazione di Berlusconi, per lo più diffuse in italiano). L’unico dubbio è se agli autori di tale reato vada applicato o meno il 41bis e se possa mettersi in atto l’arresto preventivo.
Anche manifestare il proprio dissenso è un diritto (consensi intorno al 14,01%), per quanto non incoraggiabile (incaricare gli esperti di stimare un consenso non troppo compromettente). “Noi (“il presidente del consiglio”) ne garantiremo l’attuazione in appositi spazi allestiti nelle periferie delle città: grandi aree protette da filo spinato per evitare aggressioni dall’esterno, da parte della maggioranza contraria alle manifestazioni di protesta, giustamente incazzata per i continui disagi. Stiamo studiando il modello cileno degli anni ’70. (“Ho già dato incarico ad apposita commissione di esperti, quasi tutti uomini presenti alla Bolzaneto durante i fatti del G8 del 2001”).
Anche lavorare è un diritto insindacabile: chi tenta di impedirne l’attuazione commette un reato. Pertanto, anche in questo caso applicheremo lo schema che stiamo testando con gli studenti.
Anche governare è un diritto di chi ha vinto le elezioni: se qualcuno tenta di interferire, di ridire, di ostacolarlo, di rallentarlo con pastoie burocratiche commette reato. Per il momento ci stiamo limitando al ricorso sistematico ai Decreti Legge e al voto di Fiducia, ma in futuro potremmo equiparare l’intralcio al diritto di governare ai due di cui si è parlato sopra.”
L’Italia è un Paese fondato sul diritto al lavoro, allo studio e alla democrazia: chi tenta di impedirne l’esercizio commette reato. Ecco perché in un qualsiasi altro Paese civile Berlusconi starebbe già da tempo “sfogliando i tremonti in prigione”.