Ravenna, tassata anche la pioggia
I cittadini ricorrono al Ministero
A Ravenna anche la pioggia costa. L'ente pubblico della rete idrica (Ato) ha deciso di inserire nella bolletta una voce relativa alla gestione delle fognature delle acque bianche, ovvero quelle derivanti dalla raccolta dall'acqua piovana. Secondo l'Ato, in media ogni temporale incide quasi per il 3% sulla tariffa dell'acqua potabile stabilita per ogni utente. Immediata la mobilitazione dei consumatori, che si sono rivolti al ministero dell'Ambiente.
Ma non è tutto qui. La delibera dell'ente, emessa a gennaio, prevede infatti anche il recupero dei costi per il 2005, il 2006 e il 2007. Grazie alla "tassa sulla pioggia", l'Ato risparmierà ogni anno più di un milione di euro e per gli anni passati ne recupererà oltre tre. Ma i cittadini non ci stanno. Contro l'inserimento dei costi piovani in bolletta si sono subito schierate le associazioni dei consumatori, che promettono battaglia. La lista civica comunale "Per Ravenna" si è rivolta al ministero dell'Ambiente, chiedendo al Comitato per la Vigilanza sull'uso delle risorse idriche un pronunciamento chiaro sulla nuova imposta.
Risposta che è subito arrivata dal presiendente del Comitato, Roberto Passino: la tassa sulla pioggia è illegale, perché l'attuale normativa esclude che i costi per lo smaltimento delle acque meteoriche possano essere imputati al servizio idrico. L'Ato ravennate, dunque, dovrà prenderne atto, ma sulla vicenda c'è anche un altro colpo di scena. L'assessore regionale dell'ambiente dell'Emilia Romagna, Livio Zanichelli, si è invece schierato a favore dell'imposta piovana. "I Costi per lo smaltimento delle acque meteoriche nel territorio dell'Emilia Romagna devono essere computati nella tariffa del servizio idrico integrato - ha spiegato Zanichelli a Repubblica -. La disamina della questione alla luce delle sole norme statali rappresenta un esercizio interpretativo inconcludente".
Della stessa opionione è anche l'assessore all'Ambiente del comune di Ravenna, Gianluca Dradi. "I costi della collettività se non si recuperano in bolletta, si pagano sulla fiscalità generale - ha precisato-. Questo metodo ci era sembrato più corretto, perché così, trattandosi di un calcolo di media in percentuale, è costretto a pagare di più chi consuma di più e cioè spesso fabbriche e grandi impianti. SUlla bolletta degli utenti il costo incide davvero poco". Il caso è aperto.