Gli ultras salvati
dalle ferie della giustizia
Il bluff dell’annuncio del ministro Alfano
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Su quel treno per Roma c'era chi non sarebbe dovuto salire. Non perché sottoposto a divieto di assistere a manifestazioni sportive, ma perché destinatario di una richiesta di custodia cautelare. Almeno in tre casi, a quanto trapela da ambienti investigativi. Un provvedimento per una quarantina di persone rimasto però chiuso in un cassetto dell'ufficio del gip al Tribunale di Napoli. Causa ferie.
È la storia di una lunga indagine della Digos partenopea coordinata dal pm Antonello Ardituro, avviata un anno fa e conclusa a giugno. Cinquecento pagine che ricostruiscono le vicende di una delle curve più calde d'Italia, quella del San Paolo. Foto, filmati, intercettazioni, perquisizioni e sequestri raccontano gli ultimi due anni vissuti dagli irriducibili partenopei.
Nelle informative della Digos di Napoli e negli atti della Procura c'è tutto: dagli scontri di San Siro dopo Milan-Napoli a quelli di Montepulciano, dove gli estremisti del tifo azzurro assalirono un pullman di romanisti.
L'autista riuscì a ripartire e chiamò la polizia. Finì con 17 arresti e 13 denunciati. Ma stando a quel che gli investigatori ascoltano, per gli indagati la cosa più grave è la violazione del codice del tifo: avversari sì ma mai chiamare in causa la polizia. Così i napoletani l'avevano giurata ai romanisti.
Era il 4 maggio. Anche nel pre-campionato i messaggi sugli striscioni erano perentori: "Il vero ultrà non fa la spia". La Questura di Napoli aveva sottolineato l'inopportunità di autorizzare la marcia su Roma dei supporter azzurri. È tutto nero su bianco. Ma al ministero degli Interni, evidentemente, qualcuno non la pensava così.
Quello accaduto a Napoli è uno dei tanti episodi di Giustizia negata che si realizzano nel periodo di sospensione feriale, la chiusura dei tribunali per 45 giorni. Il 19 giugno Angiolino Alfano era stato particolarmente chiaro. «Già a partire da quest'anno ridurremo di un terzo la sospensione feriale dei termini processuali: le vacanze nei tribunali inizieranno, come sempre, il primo agosto, ma finiranno il 31 del mese e non più il 15 settembre», aveva assicurato il ministro della Giustizia davanti ai giornalisti. E che il governo fosse intenzionato a fare sul serio lo confermava pure il sito del ministero, sul quale è ancora possibile leggere: «La riduzione, inserita nel decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri, vale per tutti i procedimenti, civili e penali». E invece? E invece niente.
Anche in questo settembre nei palazzacci italiani si è andati avanti come prima. Aule in gran parte chiuse, magistrati e avvocati in vacanza, qualche giudice e qualche pm presente solo per sbrigare le urgenze: le convalide per gli arresti in flagrante, i processi per direttissima, i ricorsi civili in materia di lavoro, gli sfratti, gli atti di opposizione e di revoca nei fallimenti... Insomma solo quello che i codici prevedono che si faccia d'estate.
Un caso di disobbedienza di massa delle toghe? Un increscioso atteggiamento disfattista da parte di magistrati fannulloni che si rifiutano di ottemperare la legge, evitando di fissare udienze e di presentarsi al lavoro nelle prime due settimane di settembre? No, nei tribunali italiani non spira aria di rivolta e nemmeno è aumentata la tradizionale quota di scansafatiche. Più semplicemente il ministro Alfano ha confuso le acque. Durante le polemiche sulle norme bloccaprocessi e salvapremier (il lodo che porta il suo nome) ha buttato lì un paio di frasi ad effetto e poi se ne è rimasto zitto e muto quando il governo ha spostato la riapertura anticipata dei palazzi di giustizia dal decreto legge in cui doveva essere inserita a un disegno legge collegato alla Finanziaria che verrà discusso nei prossimi mesi.
Dell'uscita del Guardasigilli è insomma rimasto solo l'effetto annuncio. E le sue parole hanno finito per costringere a un lavoro aggiuntivo esclusivamente i centralinisti del ministero che durante l'estate hanno ricevuto decine di telefonate di avvocati: tutti volevano sapere che cosa sarebbe accaduto il primo settembre e se da quel giorno i vari termini legali (da quelli per il deposito dei ricorsi, sino alla prescrizione) avrebbero ricominciato a decorrere.(11 settembre 2008)