Marsiglia, città portuale dal 600 a.C., è stata meta di flussi migratori costanti. La metropoli del Mediterraneo conta più di 850.000 abitanti, 100.000 dei quali provenienti da Algeria, Marocco, Italia, Tunisia, Turchia e altri paesi del mondo.
Con un numero di immigrati in continuo aumento in molti paesi europei, Marsiglia rappresenta forse un’anticipazione del futuro, se non addirittura un modello di multiculturalismo. Certo, è un equilibrio difficile da mantenere.
Soprattutto, i conflitti in Medio Oriente si ripercuotono su questa città della Francia provocando periodiche ondate di paura. «Durante la guerra del 1991 in Iraq ho seriamente pensato che a Marsiglia la situazione sarebbe precipitata a causa delle immagini che arrivavano nei salotti dei musulmani con le parabole satellitari», racconta Michèle Teboul, presidente regionale del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia. «Ci siamo detti: se la situazione non esplode adesso, non succederà mai più».
È andata bene: i leader musulmani locali sono riusciti a evitare il peggio collaborando con le autorità di altre religioni. E in modo analogo, nel novembre del 2005, quando le fiamme della rivolta si sono propagate in quasi tutte le banlieues francesi, i musulmani di Marsiglia hanno mantenuto il sangue freddo.
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