Finisce l’ «Era Zapatero» in Spagna: il capo di governo ha annunciato ufficialmente stamattina che non sarà più lui il candidato alle prossime elezioni politiche nel marzo del 2012. Con un discorso di poco più di 20 minuti il premier ha voluto mettere fine così a mesi di chiacchiericcio sul suo futuro, conseguenti anche ai dati sempre più allarmanti dei sondaggi sul crollo del consenso elettorale. Il partito socialista si accinge ad affrontare un’altra, e più imminente, campagna elettorale, il prossimo 22 maggio, per il governo delle comunità autonome (non tutte) e dei municipi, in notevole svantaggio con i maggiori avversari, i conservatori del partito popolare. Che, secondo le inchieste statistiche, scipperanno ai socialisti alcune storiche roccaforti, come la Castiglia-La Mancia.
L'ANNUNCIO - L’ultima riunione del comitato federale socialista, nella sede di calle Ferraz, a Madrid, era ritenuta l’occasione più probabile perché Zapatero formalizzasse i suoi propositi per il futuro a medio termine: restare o lasciare. Lo ha fatto in due riprese: prima ha specificato che resta al suo posto fino alla fine della legislatura (marzo 2012) e quindi fino al termine del suo mandato; ma poi ha aggiunto che si farà da parte, lasciando un anno di tempo per organizzare la sua successione all’interno del partito. «Meglio dirlo ora, che continuare nell’incertezza: non mi ricandido alle prossime elezioni» ha proclamato nel silenzio assoluto di una sala piena, come quasi mai si vede. L’attesa era spasmodica, ma nessuno, tranne probabilmente i più stretti collaboratori del premier, sapeva se Zapatero avrebbe abbordato o no il tema della leadership. La guerra di successione, secondo gli analisti, è servita. L’eredità di Zapatero potrebbe essere contesa, salvo colpi di scena, fra i due principali candidati: l’attuale vice presidente e ministro degli Interni, Alfredo Perez Rubalcaba, e la ministra della Difesa, la catalana Carme Chacon. Rubalcaba ha ascoltato il discorso di Zapatero tre file più indietro, immobile, senza muovere un muscolo del viso, le mani intrecciate davanti alla bocca. Impenetrabile anche l’espressione di Carme Chacon, a fianco di Zapatero.
LE PRIMARIE - Dopo le elezioni amministrative, ha proposto lo stesso Zapatero, il comitato federale, nella sua prima riunione dopo il 22 maggio, stabilirà il momento per avviare il procedimento previsto dallo statuto del partito per le primarie, cioè la scelta del futuro candidato alle politiche all’interno del partito. Quasi sorpreso dall’attesa che circondava lo scioglimento della sua riserva, Zapatero ha accennato un sorriso, dicendo: «Credo che oggi posso affrontare con tranquillità la mia personale posizione: quando fui eletto presidente del governo nel 2004 pensavo che due legislature fossero il periodo ragionevole cui potevo aspirare per restate alla guida del paese. Due legislature, non di più. Pensavo fosse il periodo più conveniente sia per il partito sia per il paese. Due legislature alla testa dei destini della Spagna. E permettetemi di aggiungere che pensavo che questo fosse anche il periodo più conveniente per la mia famiglia… Dopo questo periodo di tempo quella che era una mia convinzione personale è diventata una decisione. Grazie per il vostro rispetto e per il vostro affetto». L’allusione alla famiglia, ovviamente, aprirà ora interrogativi e commenti sul ruolo giocato dalla moglie, Sonsoles, nella determinazione di Zapatero a ritirarsi dalla corsa elettorale e dedicare più tempo alle due figlie adolescenti. La famiglia ha sempre avuto un peso determinante nella vita quotidiana di Zapatero che quasi mai accetta, anche durante i viaggi ufficiali, di saltare una o più notti a casa. Erano le 10 e 26, l’ora “x” della svolta: al termine del discorso, Zapatero è stato salutato da un lungo applauso dei suoi dirigenti, tutti in piedi. Adesso la Spagna si prepara a un nuovo capitolo della sua storia.
Zapatero: «Lascio nel 2012» - Corriere della Sera