Si fanno sentire le prime conseguenze negative della scelta di blindare i contenuti online del prestigioso quotidiano inglese
FEDERICO GUERRINI
Il quotidiano britannico The Guardian fa i conti in tasca al suo rivale Times, che, come ha fortemente voluto il suo proprietario, il tycoon Rupert Murdoch, da poco ha iniziato a far pagare l’accesso alle news e i risultati non sono incoraggianti, per quest’ultimo. Se in un primo momento da indiscrezioni trapelate in Rete era sembrato che la prevedibile perdita di utenti da parte del Times fosse “soltanto” del 66 %, secondo i calcoli del Guardian si arriverebbe invece al 90%.
Analizzando i dati della società specializzata Hitwise, risulterebbe infatti che solo il 25,6 per cento dei visitatori del sito continua a navigare al suo interno, dopo essersi registrato nella schermata di accoglienza, il cosiddetto “paywall”, il muro impenetrabile che vorrebbe separare gli utenti paganti dagli scrocconi.
Secondo le stime del Guardian, la quota di traffico complessiva del Times, all’interno delle grandi testate britanniche online, sarebbe passata dal 15 % a cui si attestava il 15 giugno, giorno dell’introduzione del paywall, a un misero 4,16 %. In altre parole, dei 382.000 utenti giornalieri precedenti alla riforma, agli attuali 84.800.
È bene precisare che si tratta sempre di stime, la cui elaborazione è resa ancora più complicata dal fatto che la News International di Murdoch ha smesso di partecipare al programma volontario di auditing della società di auditing ABC, non fornendo più i dati di traffico né per l’edizione online del Times e neppure per il tabloid Sun. Se le cifre pubblicate sono corrette, bisognerà capire se i maggiori introiti procurati dall’accesso a pagamento basteranno a compensare la fuga di utenti. Da un primo sguardo, sembrerebbe proprio di no. Anche perché forse l’editore del Times non ha tenuto conto di un effetto collaterale non secondario della sua iniziativa: il Times è ora meno appetibile per il mercato pubblicitario, e perfino i suoi corrispondenti freelance sembrano aver più difficoltà a trovare persone disposte a rilasciare dichiarazioni.
Come ha detto uno di loro al blog Tech Dirt: “Come posso dire a uno dei miei clienti di parlare al Times o al Sunday Times se non lo vede nessuno? Non posso nemmeno far circolare un link, e non sono indicizzati dai motori di ricerca”. La pena, per chi vuol mettersi fuori dalla Rete, è l’ostracismo tecnologico.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...ne=38&sezione=