Da oggi chi esegue tatuaggi sui minori che non hanno l'autorizzazione dei genitori a farsi imprimere la pelle in maniera indelebile rischia una condanna per lesioni volontarie. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione confermando la condanna nei confronti della proprietaria di un centro tatuaggi di Torino, che aveva eseguito un tatuaggio su una adolescente senza il "valido consenso" della madre e del padre.
In particolare, la Suprema Corte ha respinto con la sentenza n° 45345 il ricorso presentato contro una condanna emessa dalla Corte di Appello di Torino il primo ottobre 2003 in merito a un tatuaggio lungo 4 centimetri.
La Cassazione ha ritenuto che, ai fini della configurabilità del reato di lesioni, siano sufficienti anche dei "fatti lesivi di modesta entità", come le "ecchimosi, i graffi, le scalfiture, le abrasioni ecc". Tra questi rientrerebbe a pieno titolo anche il tatuaggio.
La Cassazione ha così bocciato la tesi difensiva della titolare del centro di tatuaggi e l'ha condannata a pagare le spese processuali.
Condannato anche nonno per un gesto che suscita "ripugnanza e disprezzo"
Gli "ermellini" di Piazza Cavour hanno anche condannato in modo definitivo un nonno di Palermo per il reato di ingiuria in quanto aveva scaraventato a terra in strada "con modi sprezzanti" un orsacchiotto di pelouche regalato dalla madre alla figlia.
La donna si era recata in casa del suocero per far visita alla bambina e aveva portato in dono il pelouche che la figlia aveva rifiutato. La Suprema Corte ha condannato deifinitivamente il nonno sostenendo che "l'ingiuria è stata correttamente ravvisata nel comportamento consistito nello scaraventare in strada con modi sprezzanti l'orsacchiotto di pelouche che la madre voleva donare alla propria figlia e in presenza di quest'ultima, il tutto - scrivono i giudici nella sentenza 45212 - al fine di impedire alla madre di vedere la propria figlia". Il nonno è stato inoltre condannato per minaccia alla nuora