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Scusate se salto il cappello al topic, ma penso che sia percepibile "da titolo" il tipo di argomenti che mi auguro vengano trattati in questa sede, ho una domanda da porvi!
Un racconto più o meno breve scritto al "presente", è concepibile o, a parità di bravura dell'autore naturalmente, risulterà comunque esteticamente peggiore( nonché più difficile da scrivere) di uno scritto in maniera "tradizionale"?
Chaoz io ti voglio bene... :)
però fammi un favore da amico... :)
PARLA COME MANGIIIII :smt040
Che ad esser sincero, non ho capito un beneamato ca/\o.. :smt112
Secondo me dipende da quel che devi scrivere e anche dallo stile che vuoi dargli... va bene tutto purché il risultato sia OK.
Se per esempio il racconto parla di uno che ha l'esaurimento nervoso ed è lui in prima persona che racconta, il presente ce lo vedrei bene... comunque io quando posso uso l'imperfetto, ma non perché sia stilisticamente migliore, è che mi ci ritrovo meglio.
In conclusione la mia risposta è: il tempo del verbo non pregiudica a priori il valore del racconto, anche se è importante per il risultato che si ottiene.
Certo che è concepibile. Anzi io in verità talvolta ne preferisco l'effetto, da un che di immediato, di confidenziale.
Che poi sia più difficile da scrivere è corretto, spesso mi sono trovato a scrivere testi al presente e a rileggerli, trovandoci poi verbi coniugati al passato remoto, o all'imperfetto, il cui uso viene più naturale..
Comunque in generale penso che Abel Balbo (ma dai.. almeno chiamarti Bruno Conti..) abbia detto bene.
Gia...d'accordissimo con voi.
Il discorso è che ho ripreso una novella che scrissi al presente( il cui risultato mi soddisfaceva) e la sto trasformando in un racconto breve( la cui previsione del risultato, mi spaventa).
...Guardando l'avatar di Coso però, non posso esimermi dall'esclamare: OCARINA OF TIME!!!
Bene, ora torniamo in topic..
Sono due cose diverse. La forma tradizionale ti permette di inserire un numero maggiore di informazioni riguardanti la storia, e se vogliamo, è un pò più semplice da usare.
Raccontare al presente è un po più difficile, a mio parere, perchè dare informazioni al presente risulta troppo simile ad una cronaca, alle volte. Ovviamente se è tutto dialogato è preferibile il presente.
Nell'ultimo che ho scritto, ho usato il passato fino al cosiddetto clou. Da quel punto in poi, parte il presente. Ma ho avuto non poche difficoltà, soprattutto se racconti in prima persona (in terza persona risulta più facile, ma in prima riesce difficile affrontare la sfera emotiva, etc )
spero di essere stata chiara XD
Esattamente :)Quote:
Originariamente inviata da grimmy
Chiarissima. Tant'è che ho gli stessi identici problemi.Quote:
Originariamente inviata da grimmy
Indugiare troppo sul riflessivo al presente, credo che dia inevitabilmente, un senso di alienazione per chi legge nei confronti del contesto narrativo.
Non so, credo che sia improponibile il presente dal racconto breve in su( eccezioni fenomenali a parte, ovvio).
A proposito, vi viene in mente qualche testo lungo scritto al presente?!
Non so se di Remmert ho letto qualcosa al presente...devo ricontrollare...
Sai cosa, non è tutto dialogato ma è proprio il "dialogo" in generale che volevo sottolineare. Il dialogo si con gli altri, ma anche quello "con se stessi".Quote:
Originariamente inviata da grimmy
Solo che il tutto sembra avere l'effetto contrario...la parte introspettiva diventa inevitabilmente più povera per esigenze "estetiche", non so se sono stato sufficentemente chiaro.
Se non ricordo male De Carlo ha scritto qualcosa così, forse Uccelli da Gabbia e da voliera (che mi ha snervato anche per questo motivo).
Di Bret Easton ellis sto leggendo racconti, ma secondo me ha scritto qualche romanzo sullo stesso genere (nei racconti che ho letto tratta di Loa Angeles negli anni 80, il presente è moolto funzionale all'alienazione dei personaggi)
Poi c'è Isabella Santacroce, in Zoo alterna i tempi. Soprattutto, quando ricorda, ricorda al presente. E questa cosa l'ho trovata fantastica (assimilandola, ma non diteglielo ^^)
Poi non me ne vengono altri in mente... :roll:
Grazie Monima!!Quote:
Originariamente inviata da grimmy
Vado subito a prendermi quello di De Carlo e cerco di far uscrire fuori qualcosa di Easton che dovrei averla nei cartoni...anche se non me lo ricordavo proprio usasse il presente!
Per quello della Santacroce aspetto che mi sa che superava la gia dorata soglia dei 14,80...grazie ancora!
il fatto è che dialogare con se stessi presupponeQuote:
Originariamente inviata da chaoz
- o l'istantaneità del pensiero, e quindi il caos più completo;
- o la produzione di riflessioni, che avviene su qualcosa sucesso in passto.
Credo che il dialogo con se stessi che mantenga una certa coerenza sia impossibile. :roll:
Il punto più critico per me è il primo: l'istantaneità del pensiero.Quote:
Originariamente inviata da grimmy
è proprio quella che volevo analizzare!
L'idea era proprio quella di squadernare il pensiero istantaneo! mitigarne la volatilità!
Ma credo proprio che il risultato non renda...e sopratutto, risulta incongruo ad ogni tipo di contesto...tutto il contrario di quello che deve essere!
Beh, l'istantaneità del pensiero è interessante eh. Ma, a ragione, è forse uno degli ultimi traguardi a cui giunge un aspirante scrittore.
La tecnica che rende meglio lo squadernamento, è quella futurista.
Se ti interessa proprio questo punto.
Leggi qualche esercizio di Govoni.
Di Rebora.
O dello stesso marinetti.
Le chiamano "parole in libertà". Secondo me un po' troppo caotico (per quanto riguarda il mio modo di scrivere) , ma essenziale ed efficace, per una sceneggiatura(se è di sceneggiatura che vuoi fare le tue parole).
:roll: parlando soggettivamente, l'uso del presente non mi piace per niente.
trovo più elegante il passato remoto.
Giuro che non è per una sceneggiatura! ( *inciso* per conoscere e comprendere: per chi fosse interessato alla serie, esiste uno spin-off forumingio in cui io e il lupo, durante l'Apocalisse, mentre il cielo di Roma si scioglie e ci gocciola in testa, parliamo di quanto sia amabile il processo che porta alla stesura di una sceneggiatura. Una gran bella puntata quella.)Quote:
Originariamente inviata da Il lupo
Comunque mi trovi d'accordo carissimo, anch'io credo che la soluzione sia la più semplice: è semplicemente, troppo difficile per un semplice amante della lettura come me.
Mi daresti però qualche titolo?! specialmennte del Govoni...perché io sono andato alla Feltrinelli a stressaree gli addetti ieri, ma sono uscite fuori solo poesie...saggi o similari, niente.
Ah! ho iniziato a leggere quello di De Carlo!
è ubriacante!
è odioso :lol:Quote:
Originariamente inviata da chaoz
Beh Govoni non scrive testi o racconti medio lunghi. Io ti parlavo proprio delle poesie. ottimo esempio del cos interiore reso in inchiostro.Quote:
Originariamente inviata da chaoz
altrimenti il codice di perelà di palazzeschi. ed altri suoi scritti di gioventù.
o "le revolverate" di Rebora. Sempre poesie, ma (c.s.) Rende benissimo il pensiero libero, sciolto, e caotico.
:D