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Se n'è andato anche il mio cucciolo
è sempre dura dover accettare di aver perso per sempre qualcuno a cui tenevi,rassegnarti all'idea che non lo vedrai mai più. Ma questo io lo sapevo già, perchè ho perso il mio migliore amico davanti ai miei occhi poco più di un anno fa. Solo, non mi aspettavo mi dovesse succedere di nuovo in così breve tempo.
E invece è accaduto. Sabato è morto il mio cane, dopo quattordici anni di fedele compagnia.
Era già da un pò che stava male, era una settimana che non mangiava, che se ne stava in un angolo del giardino dietro la casa e a differenza di come era sempre successo, quando entravo nel cancello, non veniva più a farmi mille feste, a scodinzolare e guardarmi con quegli occhioni sedendosi davanti a me, alzando la sua zampetta, in attesa di qualche carezza. Questo succedeva sempre, ogni giorno, quando tornavo da scuola, quando rientravo a casa al pomeriggio, di sera, di notte. Potevano essere anche le sei del mattino, ma lui sentiva i passi della sua padroncina, usciva dalla sua cuccia scodinzolando contento e veniva a darmi il suo "Bentornata".
Per non parlare di quando tornavo dal mare, dopo tre mesi di assenza da casa. Scodinzolava alla velocità della luce, piangeva dalla gioia, non si calmava più. Quando ero triste, scendevo in giardino a fumarmi la mia sigaretta seduta su una sedia o sul marciapiede, e lui era sempre li, con la sua testa coccolosa sulla mia gamba, con quei suoi occhi felici che mi infondevano tenerezza. E quando magari piangevo, lui mi annusava, e stava li a guardarmi. Ricordo come fosse ieri il giorno della morte dl mio amico, io disperata e sconvolta ero rientrata in casa, lui mi era venuto incontro come tutte le altre volte, io mi ero inginocchiata piangendo e urlando come una disperata. "Perchè Oscar, perchè..?" giù a piangere e singhiozzare, e lui stava li, fermo, a guardarmi, e aveva cominciato a magonare anche lui vedendomi cosi, per la prima volta avevo visto i suoi occhi tristi, mentre però continuava comunque a farmi le feste e a starmi vicino, come per dire "Sono triste anch'io, ma sono vicino a te". Per me ormai era normale la sua presenza, mi era stato regalato quando avevo quattro anni, e lui era un batuffolino piccolo che nemmeno si reggeva in piedi e pisciava e cagava ovunque. Io stavo sempre con lui, ero sempre in giardino a rincorrerlo, a parlargli, come a un piccolo fratello, a farlo giocare. Quando un inverno aveva nevicato (lui aveva paura dell'acqua), io ero andata dietro la casa, e dall'aiuola stavo per salire su una lastra di ghiaccio. Lui mi aveva presa con i denti dalla giacca, e mi aveva tirata indietro, con gli occhi impauriti, come per dire "è pericoloso, non farlo". Lui mi è stato sempre fedele. Sempre. E quest'ultima settimana per me è stata durissima vederlo così, sdraiato per terra, mezzo morto, che faceva fatica a respirare, che non mangiava e ululava. Quando tornavo a casa in questi giorni, lo raggiungevo sempre, lo guardavo, cercavo di fargli forza parlandogli, tenendogli la zampetta, stando li vicino. E me ne andavo continuando a guardarlo, finchè non entravo dentro al portone. Anche lui mi guardava finchè non entravo, ma aveva gli occhi disperati, quasi a chiedere aiuto. Ma io non sapevo come aiutarlo, se non scendendo in giardino ogni cinque secondi per vedere come stava e per coccolarlo. Anche se ovviamente ogni volta piangevo, e gli dicevo "Tu sei l'unico che non mi ha mai tradito, non te ne andare, anche tu, ti prego." E piangevo, piangevo, piangevo. Ma stavolta i suoi occhi non avevano più la forza di consolarmi, non avevano più sentimento, solo rassegnazione e dolore. E io mi disperavo ancora di più. Ogni tanto gli portavo qualche fetta di salame, un pò d'acqua, e gliele mettevo lì, davanti al muso, ma lui niente. Lo chiamavo dal balcone, e lui nemmeno alzava la testa. Un tempo si precipitava, appena sentiva la mia voce. E così i miei hanno deciso che Sabato sarebbe venuto il veterinario. Era giovedi. Ma Sabato è arrivato troppo in fretta. Appena mi sono alzata, sono andata dal balcone a guardarlo. E ho cominciato a piangere. Non me la sentivo di andare a salutarlo, sapendo che probabilmente non l'avrei mai più visto. Dopo pranzo, io ero qui davanti al pc, sento il citofono. Era arrivato il veterinario. Era in giardino con mio papà e il mio cane. Io sono rimasta un quarto d'ora ferma sul balcone, immobile, volevo affacciarmi ma qualcosa mi bloccava. Poi l'ho fatto. Lui era lì, sdraiato, inerme. E il veterinario gli stava facendo la puntura. Ho cominciato a singhiozzare fortissimo, mio padre ha alzato la testa, con gli occhi pieni di lacrime e mi fa "Vai dentro". Così ho fatto, sono entrata e sono salita di nuovo in mansarda, disperata. Il veterinario ha detto che aveva due tumori, uno alla pancia ed uno ai testicoli, e che non c'era più niente da fare. Ho cercato di piangere tutte le lacrime che dovevo piangere. Mi sono vestita e sono uscita, con l'mp3 nelle orecchie, senza voltarmi a guardare il giardino, ormai vuoto senza di lui. Ho camminato sotto i portici con lo sguardo perso nel vuoto, sono arrivata in piazza e per un pò ho ritrovato il sorriso. Ma poi è arrivata l'ora di tornare a casa a cambiarmi per uscire d nuovo. Sono entrata nel cortile, con l'mp3 puntualmente nelle orecchie, e ho ricominciato a piangere, guardandomi intorno. Il mio cucciolo non c'era più, non sarebbe mai più stato in quel giardino, non mi sarebbe mai più corso incontro quando rientravo a casa. E un vuoto mi ha inondato il cuore. Sono rimasta lì, ferma immobile, a guardare il giardino vuoto, con un magone allucinante. Sono entrata, sono salita in mansarda, ho aiutato i miei a fare l'albero di Natale. Ma che Natale sarà, questo? Sicuramente molto più triste degli altri. Ne sono successe troppe.
Scusate per lo sfogo
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Originariamente inviata da *Mauro*
