1994-2008, Esperimenti di Yoshiaki Arata
Yoshiaki Arata e Zhang, nel 1998, hanno confermato, dopo un lavoro durato diversi anni, proveniente dalla cella immersa in acqua pesante (deuterio) (D2O), un notevole eccesso di energia, superiore agli 80 watt (1,8 volte maggiore dell'energia utilizzata per sostenere tale reazione) per 12 giorni. I due ricercatori hanno poi affermato che l'energia emessa durante tali esperimenti, era troppo grande, in comparazione alla piccola massa dei materiali utilizzati dentro la cella, da giustificare come conseguenza di una eventuale reazione di tipo chimico. La cella ideata da Arata, diversamente ad altre utilizzate nella fusione fredda palladio-deuterio, è molto particolare in quanto opera con elevatissime pressioni.
Successivamente, nel 2006, alcuni ricercatori italiani del'ENEA di Frascati, hanno ripetuto una parte dell'esperimento di Arata, confermando la presenza di un forte aumento di pressione all'interno di un tubo, immerso in una particolare soluzione liquida, tramite il passaggio di una corrente faradica.
Successivamente Arata osservava che una notevole quantità di energia utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Perciò, successivamente, sviluppò una particolare cella senza elettrolita e senza nessuna alimentazione elettrica, la quale, anche se apparentemente molto differente dalle comuni celle elettrolitiche fino ad allora inventate, non se ne discosta poi molto nel principio di funzionamento.
Arata, nel maggio 2008, ha comunicato alla comunità scientifica internazionale, di aver terminato di perfezionare un protocollo, di produzione di energia da fusione fredda, potenzialmente capace di produrre quantità rilevanti di energia. Tale protocollo utilizza un originale sistema composto da particolari nano-particelle di palladio disperse in una matrice di zirconio. Con complesse procedure di metallurgia, viene ossidato lo zirconio, ma non il palladio, in modo che quest'ultimo sia disperso all'interno di una robusta matrice amorfa di ossido di zirconio, resistente alle elevatissime pressioni che si genereranno quando, passando attraverso l'ossido di zirconio, il deuterio verrà assorbito dalle nanoparticelle di palladio, caricandolo e quindi portandolo alle condizioni critiche per le quali si innescano potenziali fenomeni di fusione nucleare.
Secondo Arata, una volta avviato il processo di fusione, il sistema così realizzato, è capace di azionare un motore termico, senza nessun altro apporto di energia.
Il primo esperimento pubblico in cui erano presenti circa 60 persone, tra scienziati e giornalisti, il cui fine era quello di dimostrare il corretto funzionamento della cella a gas di deuterio in pressione, sviluppata da Arata e dal suo collaboratore Yue-Chang, ha avuto luogo il 22 maggio 2008, all'Università di Osaka. La dimostrazione è stata tenuta in giapponese.
La cella è stata caricata con 7 grammi di speciali nanoparticelle, messa sotto pressione con deuterio a 50 atmosfere, iniziava immediatamente a produrre energia termica, senza nessun tipo di alimentazione elettrica. L'energia termica prodotta, qualche decina di watt, era sufficiente a mettere in moto un motore termico a ciclo di Stirling. Al termine dell'esperimento i presenti hanno voluto nominare tale fenomeno con il nome di Arata Phenomena.