Cellulari e tumori, l'accademia si allarma
Roma - Si affrettano a spiegare che sono comunque necessari ulteriori approfondimenti, ma la notizia che i ricercatori dell'Università Medica svedese di Orebro hanno lanciato ieri nel Mondo è esplosiva: a loro dire esiste una relazione evidente tra uso dei cellulari e possibilità di sviluppo dei tumori, un rapporto causa-effetto che fino ad oggi nessuno studio aveva esplicitato con certezza.
Adnkronos, che ha diffuso in Italia la notizia, sostiene che i ricercatori guidati dal professor Lennart Hardell abbiano spiegato come l'uso intensivo del telefono cellulare per un periodo di tempo prolungato, superiore ai 10 anni, raddoppi il rischio di sviluppare tumori come il glioma e il neuroma.
L'agenzia di stampa si riferisce in particolare a quanto pubblicato dagli scienziati sulla rivista Occupational Environment Medicine, dove si parlerebbe di una meta-indagine, ossia di una valutazione di 18 diverse ricerche sul tema, "11 delle quali - scrive l'Adn - riferivano risultati ottenuti con osservazioni a lungo termine, di oltre 10 anni". È valutando quei dati, dunque, che sarebbe emersa la relazione causa-effetto, dove le persone "che usano il cellulare per almeno 10 anni corrono un rischio 2,4 maggiore di sviluppare neuromi acustici", e 2 volte superiore di incappare in gliomi. Nel primo caso si tratta di tumori benigni che attaccano il nervo uditivo, nel secondo si tratta di patologie maligne ben più invasive e di difficile estirpazione.
Così come è riportata, la notizia non sembra confermata dall'Hindustan Times, secondo cui non si sarebbe trattato di una meta-indagine ma di una ricerca vera e propria condotta su 1.429 soggetti colpiti da tumori al cervello benigni e maligni e su un campione di 1.470 persone in salute che vivono in Svezia.
La diversa impostazione non cambia alcune delle conseguenze dello studio. Il giornale indiano spiega come gli scienziati ritengano che i telefonini possano rappresentare un rischio soprattutto per chi abita nelle zone rurali, dove cioè la potenza del segnale viene aumentata per compensare la distanza dalle stazioni base di telefonia mobile. Hardell, secondo il Times, avrebbe dichiarato: "Abbiamo riscontrato che il rischio di tumore al cervello è più elevato per chi vive in campagna piuttosto che in città. Più forte il segnale, maggiore il rischio".
Su una cosa, peraltro, le due versioni concordano, che i rischi sulla salute non possano essere evidenziati prima dei 10 anni di utilizzo intenso.
Dello studio esiste peraltro una terza versione pubblicata dall'agenzia sudafricana News24, secondo cui Hardell&C. avrebbero spiegato come l'analisi di studi precedenti dimostri "un percorso chiaro di aumento di rischio per neuroma acustico e glioma".
La novità, rispetto alle altre "versioni" citate, è che il rischio sarebbe maggiore sul lato della testa che si usa abitualmente per parlare al cellulare. News24 conferma peraltro che di meta-indagine si sia trattato e spiega come questi risultati siano dovuti proprio alla possibilità concessa da questo studio di vedere le cose dall'alto e analizzare le evidenze emerse in numerose diverse tipologie di ricerca.
E Hardell proprio a questo attribuirebbe l'assenza fin qui di una correlazione certa tra cellulari e rischio tumore. A suo dire gli studi precedenti non hanno seguito quanto accadeva per un tempo sufficientemente lungo. "Ma ora è passato abbastanza tempo da quando i cellulari sono stati introdotti - sostiene il giornale sudafricano - per analizzare i rischi dell'uso del cellulare per 10 anni o più, un periodo di tempo che viene ritenuto un minimo periodo ragionevole per valutare il rischio".
Secondo l'Adnkronos, infine, Hardell avrebbe dichiarato che "questi risultati sono di grande rilevanza ma saranno sicuramente necessari ulteriori approfondimenti". Secondo News24, invece, gli approfondimenti saranno necessari "perché un aumentato rischio anche per altri generi di tumori non può essere escluso". Due affermazioni dalle conseguenze evidentemente molto diverse.
fonte: http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2080057
Cellulari e tumori, l'accademia si allarma
Roma - Fanno male, non fanno male, di certo continuano a essere sulla graticola di un dibattito senza fine: i telefonini cellulari tornano nel mirino perché le onde che emettono avrebbero le potenzialità per causare tumori, anche solo a chi si trovi nei paraggi dell'utilizzatore. Questo almeno è quello che teme il dottor Ronald B. Herberman, direttore dell'Istituto dei Tumori presso l'Università di Pittsburgh. Ha invitato senza mezzi termini a interrompere l'uso di smartphone all'orecchio. Gli adulti devono cambiare abitudini e ancor di più giovani e teenager.
Herberman va contro l'opinione comune dei circuiti scientifici, tendente a sdrammatizzare in assenza di prove scientifiche le temute conseguenze dell'utilizzo di dispositivi elettromagnetici ad alta frequenza a distanza ravvicinata dell'encefalo. L'esperto ora cita non solo studi noti ma anche "dati non ancora pubblicati", e afferma che ci sono tutti gli elementi per consigliare prudenza e possibilmente astinenza."Alla base delle mie preoccupazioni c'è il fatto che non dovremmo aspettare l'apparizione di uno studio definitivo, ma piuttosto peccare di precauzione invece di pentirci dopo" dice Herberman alla Associated Press. Tali preoccupazioni sono state espresse dallo scienziato in un memo a uso interno inviato a 3mila persone, facenti parte dello staff e della facoltà del Cancer Institute.
Sul sito dell'UPCI è poi disponibile una nota precauzionale contenente 10 regole da rispettare, incluso il divieto tassativo per i bambini di utilizzare il cellulare se non per le emergenze, servirsi di headset Bluetooth e dispositivi simili per tenere il telefonino lontano dalla testa e dal corpo quanto più è possibile, usare gli SMS al posto delle chiamate e via di questo passo.
"Gli studi sugli esseri umani non indicano che i telefoni cellulari sono sicuri, né mostrano chiaramente che siano pericolosi. Ma un numero crescente di dimostrazioni suggeriscono che dovremmo ridurre l'esposizione, mentre la ricerca continua su questa importante questione" recita la nota dell'UPCI, che a corredo pubblica la figura (vedi più sopra) del livello di penetrazione stimato dei campi elettromagnetici a 900 MHz (GSM a singola banda) nel cervello di ragazzi e adulti.
Secondo Herberman ci sono insomma prove sufficienti per preoccuparsi, ma la sua è una posizione che non va d'accordo con quella della Food and Drug Administration, organismo che negli Stati Uniti ha il compito di valutare la pericolosità per la salute di beni di uso comune. Nel suo Q&A tematico sui cellulari, la FDA riporta a chiare lettere che manca l'evidenza scientifica di una loro eventuale pericolosità, e se c'è un rischio questo "è probabilmente molto basso".
Ma per quanto questa evidenza non sussista, l'appello alla precauzione comincia a fare breccia in un numero crescente di ambienti scientifici e accademici. Devra Lee Davis, direttrice del centro universitario dell'UPCI e supporter del memo di Heberman, arriva ad affermare che la questione è "se si vuole giocare alla roulette russa con il proprio cervello". In una intervista telefonica con la AP, Davis ricorda che venti differenti gruppi appoggiano le note e le raccomandazioni dell'UPCI, e le autorità inglesi, francesi e indiane hanno già provveduto ad avvertire i genitori sui rischi dell'uso dei cellulari da parte dei figli.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico, il quotidiano di Internet dal 1996