infatti ha fatto una domanda veramente cretina :lol:
ma io ho risposto :041: sincronica, si studia che è una meraviglia :041:
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ma veramente lo so cosa sono ma forse non è evidente che prendevo per il culo coloro che in questi giorni si fanno i fighi atteggiandosi a mod solo perchè cazzeggio aprofittando dello sciopero.... :(
Nose... tranquillo, lo so che non siete seri e lo spero perchè la serietà non serve nella vita :D
EDIT: ed ovviamente prendevo per il coloro coloro che dicono che bisogna rispondere seriamente e in modo intelligente .D
Holly, è inutile che tenti di dare un senso a questo topic :083:
Andrò controcorrente e cercherò di rispondere seriamente per quelle che sono le mie limitate conoscenze :lol:
Io ho fatto sia un esame di storia della lingua italiana (in cui quindi si è adottato l'approccio diacronico) sia uno di sociolinguistica e di semiologia del cinema (in cui come giustamente detto da holly che comunque in questo è realmente più esperta di me, si applica l'approccio sincronico).....personalmente mi sono abbastanza piaciuti entrambi e ritengo siano in grado di "convivere" ed anzi aiutarsi a vicenda.....per capire la storia di una lingua è per forza di cose importante capire anche quelle parti della storia della cultura che ci hanno a che vedere, e quindi ciò può essere poi d'aiuto alla sociolinguistica che invece interviene più a studiare "hic et nunc" le correlazioni e le influenze reciproche fra lingua, linguaggio e società (spesso arrivando ad una quasi-fusione di questi tre termini, peraltro, anche se non mi ricordo quale sociolinguista di preciso lo sosteneva....memoria del ***** -.-)
io non ho fatto sociolinguistica nello specifico. era sempre una parte di altri miei esami (di linguistica generale e di storia della lingua, che da me è un mattone da 12 cfu)...
devono convivere, infatti la domanda fatta da ph2 è insensatissima :lol:
non ha senso studiare l'evoluzione diacronica delle lingue romanze del latino, ad esempio, se non si sa che il latino così come lo leggiamo non lo parlava nessuno... (e viceversa)
Il mio Professore di linguistica sincronica (in Francia chiamiamo 'linguistica' la sincronica e 'filologia' la diacronica) mi ha consegnato due perle con cui arricchirò questo convito
- Les livres de grammaire, ça sert à rien, c'est que des conneries (I libri di grammatica non servono a nulla, sono solo cazzate - detto in apertura del suo corso)
- Ma la filologia è una roba da segaioli (detto a me privatamente)
sulla prima sono d'accordo.
i filologi sono degli psicopatici, soprattutto quelli biblici, ma la materia in sé è immensamente figa - ma per me la filologia è lo studio del testo, anche dal punto di vista linguistico (ma per me filologia è fondamentalmente critica del testo)
ph2 e pensare che insegni queste cose :lol:
In certi casi, quando proprio sono molto arrabbiato o quando mi faccio male, parecchio male, tipo al mignolo del piede, preferisco usare una linguistica diocronica u.u
Perchè i libri di grammatica non servirebbero? :shock: E le basi come le impari? :shock:
Non ho letto tutto quindi non so se è già stato scritto
Io preferisco il linguaggio dei seni...
no va be', ovviamente serve a livelli base... ma la grammatica in sé, l'imporre leggi invariabili a una cosa assolutamente variabile, è pretenziosa.
oltre al fatto che molto spesso le regole fisse della grammatica sono inutili e che molto spesso non c'è un perché logico ma è consentito perché abbiamo attestazioni in questo o in quell'autore.
l'esempio più allucinante è il divieto grammaticale del "lui" soggetto perché lui<(IL)LUI, che è un dativo, quindi non può essere usato come soggetto. chi è che direbbe mai "egli è andato lì"? si dice, normalmente "lui è andato lì".
un'altra assurdità sarebbe quella di non poter scrivere "a cui" perché "cui" viene direttamente dal dativo di is,ea,id e "a cui" è il complemento di termine di un complemento di termine.
insomma, la rigidità della grammatica sfiora la stupidità, talvolta, non tendendo conto delle variazioni della lingua parlata.
"A cui" lo uso spesso :| Giuro che non ricordavo proprio che teoricamente non fosse consentito :lol:
Se intendi in questo senso allora capisco meglio il tuo discorso, sì....però dai, arrivare da questo a dire che i libri di grammatica non servono a niente passa MOLTA ma MOLTA strada....premetto che non sono un letterato-linguista-filologo o altro e che quindi la mia è una parziale invasione di campo magari :D però se ci si limita alle regole fondamentali tipo coniugazione dei verbi, analisi logica e del periodo, sviluppo del lessico e cose del genere....bè, lì direi che i libri servono eccome. Sono il primo a dire che la lingua è in evoluzione (la penso davvero così....in questo a volte discuto con mia madre che invece in questo settore tende ad una rigidità leggermente maggiore), però deve comunque partire da alcune basi che devono rimanere non dico immutate, questo no, ma per lo meno avere una rigidità maggiore rispetto ad altre, come appunto quelle che ho elencato prima.
è una minuzia da puristi, anche molto stupida. oltre al fatto che "cui" da solo, molto spesso, a me non piace.
pensa che si dovrebbe scrivere "dài" e "dànno", ma quando provo su word me li dà come errori...
a un livello alto, come quello universitario, no, non servono quasi a nulla :D
io sono per una flessibilità e un uso consapevole della lingua. io spesso commetto errori, ma tendo a segnalarli graficamente, o comunque so dove sbaglio, ma perché forme dell'italiano standard molto spesso sono antiche (e brutte).
il problema di una grammatica troppo rigida è anche la creazione di un divario troppo ampio fra la lingua parlata e la lingua scritta, che, secondo me, è alla base del fatto che "gli italiani non sanno l'italiano"
Sul "cui" da solo non sono d'accordo neanche io....l'ho visto usare, una volta ogni mille è capitato anche a me di usarlo ma fondamentalmente non mi piace, come ad esempio non mi piace una forma che ha preso molto piede, "IL pneumatico"....è scorretto e suona pure male :D Ma comunque.....U_U
A livello universitario magari no, infatti, su questo posso concordare....però occorreva appunto specificarlo :040: Se dite semplicemente "I libri di grammatica non servono a un *****" è chiaro che ognuno può interpretarlo in diverse maniere :D
E' comunque da lì che si apprendono le regole della lingua....regole e modi che poi si affinano con l'esperienza ed imparando "per strada" (le virgolette non sono casuali).
Poi bisogna fare una distinzione che per me è MOLTO importante anche se non so se giusta dal punto di vista "formale":.....distinguere fra parlare un italiano buono e corretto ed invece parlare un italiano eccessivamente aulico e ricco di semplici ed inutili formalismi tanto per dire "Io sono colto e tu non sai un *****".
Ritengo (la mia non è una vanteria, conto che sappiate distinguere le due cose :D) di saper parlare l'italiano piuttosto bene, ma personalmente aborro chi fa della semplice ricerca della forma il suo fine. Infatti porto sui coglioni D'annunzio, ad esempio, da quel punto di vista :040: Apprezzo invece molto per esempio, pur non avendo una vasta cultura su di loro, il Manzoni de "I promessi sposi" (sarà assurdo, ma a me quel romanzo non dispiace affatto) e Pirandello. Ma può essere anche una deformazione caratteriale, per così dire.....odio gli eccessivi formalismi, in qualunque campo, e la letteratura in questo non fa eccezione per me.
uno dei difetti dei parlanti italiani è proprio quello di essere convinti che piazzare qui e lì qualche termine "aulico" renda la forma più bella.
tu parli con me XD a me piace la forma di ammaniti, che ha una linearità e una semplicità ammirevoli. l'ho sentito disprezzare per questo...
manzoni, beh, è il (vice)padre della nostra lingua, dopo le tre corone. autore terribilmente noioso, ma straordinario dal punto di vista linguistico...
(oddio, c'è da frenarmi XD a me l'argomento piace un sacco :D)
Per quello che ricordo mi pare che Manzoni abbia "alternato" svariate forme, più aulico in alcune opere (come i cori dell'Adelchi, ma premetto che vado a ricordi e non ho mai approfondito), più semplice in altre come lo stesso "I Promessi Sposi", per lo meno linguisticamente più semplice rispetto ad altre sue opere. Ammanniti non l'ho letto ma ad esempio ho invece letto con molto piacere i due principali libri di Sciascia e "Il Gattopardo" (sono uno dei pochi a cui è piaciuto, mi sa :lol:) proprio perchè riuscivano a colpire senza usare forme assurde.
Però è strano, ricordavo che a te D'Annunzio piacesse molto :| giuro :|:lol:
(Sì, so che Manzoni ha dato un contributo determinante alla formazione della lingua italiana, e a lui ci ho sempre aggiunto il precedente Leon Battista Alberti, oltre alle prime fondamenta gettate da Dante)....ma stiamo deviando troppo, non voglio approfittare dello sciopero :lol:
A me piaceva Cecco Angiolieri...ok, non c'entra un cavolo però volevo fare il dotto u.u
Magari il proffe intendeva dire che i libri di grammatica non servono a niente se vuoi imparare una lingua nuova. Puoi conoscere tutte le regole che vuoi, ma la lingua la impari sul campo