Si riaccendono le tensioni in Kosovo
Belgrado, 3. Violenze e proteste hanno segnato anche le ultime ore a Kosovska Mitrovica, la città dove vive la maggiore comunità serba del Kosovo e dove le tensioni si sono riaccese dopo il ferimento a coltellate, il 30 dicembre, di un adolescente serbo in una lite con due coetanei albanesi.
In nottata, due esplosioni hanno scosso la parte serba della città, ferendo sei persone e distruggendo automobili. Secondo la ricostruzione degli avvenimenti resa nota oggi dalla polizia, la prima esplosione ha distrutto sette automobili vicino a un caffè nella parte serba di Mitrovica. Serbi infuriati hanno allora dato fuoco a due negozi albanesi e mentre i pompieri accorrevano per spegnere le fiamme, un secondo ordigno è esploso. "Tre pompieri e tre altre persone sono state portate in ospedale per cure. Le loro condizioni sono stabili" ha detto il direttore dell'ospedale di Mitrovica, Marko Jaksic.
La polizia non ha dato dettagli sulle cause delle esplosioni, la seconda delle quali è avvenuta a Bosnjacka Mahala, una comunità isolata, prevalentemente di etnia albanese, che si trova sul lato serbo della città divisa di Kosovska Mitrovica. Le truppe dell'Unmik, l'amministrazione dell'Onu in Kosovo, e la polizia dell'Unione europea (Eulex) che vi è giunta il mese scorso, hanno aumentato la loro presenza. Veicoli corazzai pattugliano l'area e, secondo il portavoce della polizia di Kosovska Mitrovica, Besim Hoti, ora la situazione è sotto controllo.
Nel novembre scorso, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato, con soddisfazione del Governo di Belgrado, un nuovo piano di dispiegamento differenziato in Kosovo della missione Eulex, che in origine era stata pensata in sostituzione dell'Unmik. Il Consiglio aveva invece stabilito di conservare l'Unmik nelle principali zone serbofone, a partire appunto da Kosovska Mitrovica. Il Consiglio, tra l'altro, aveva dichiarato la missione "neutrale" rispetto al riconoscimento della controversa secessione dalla Serbia, proclamata unilateralmente dal Kosovo il 17 febbraio scorso.
L'OSSERVATORE ROMANO Edizione quotidiana 4 gennaio 2009
Kosovo, bombe nella città divisa Ritorna l'incubo delle violenze
Due bombe, e l'incubo della violenza che ritorna. Il Kosovo non ha ancora festeggiato il suo primo anno d'indipendenza, e Mitrovica è lì a ricordare al mondo che la pace — dentro il Paese — è tutt'altro che conquistata. Una città divisa in due, Mitrovica: il fiume Ibar a separare i serbi al nord dagli albanesi al sud, il ponte e i soldati della Nato a custodire il dogma delle vite parallele. Finché non c'è un contatto tra le due comunità, o un incidente, e allora scattano le vendette. Venerdì sera la prima bomba è scoppiata in un caffé della zona nord. Nessun ferito, ma i vetri saltati delle macchine in strada scatenano la rabbia serba. Due ore, ed è la rappresaglia. Non c'è il bisogno di superare il fiume, basta arrivare a Bosnjacka Mahala, l'enclave dell'enclave, il quartiere albanese e musulmano nel cuore della Mitrovica serba. Vetrine spaccate, due negozi albanesi bruciati. Arrivano i pompieri, la tv serba Most (Ponte) riprende le fiamme, e scoppia un secondo ordigno.
Quindici i feriti alla fine di questa pazza notte di violenze, compresa una giornalista, il suo cameraman e sette vigili del fuoco, prima che le pattuglie della Nato riportino la calma. Tanta violenza da che cosa nasce? Sono giorni che a Mitrovica c'è tensione, da quando un ragazzo serbo è stato accoltellato. Agli arresti di due albanesi è seguita la ritorsione serba: raid contro le botteghe, caccia alle auto dei «nemici». E torna il ricordo di quell'altro incidente, quattro anni fa, che incendiò Mitrovica e scatenò i pogrom antiserbi. Allora, nel marzo 2004, tre fratellini affogarono nell'Ibar, mentre scappavano — si diffusero incontrollate le voci — da una gang slava. La vendetta fu violenta. E così sistematica che — si ricostruì dopo — doveva essere per forza organizzata: 19 morti, 900 feriti, 4mila profughi serbi, 35 monasteri ortodossi in fiamme.
Dietro le tecniche paramilitari s'intravide lo stile dei guerriglieri «rivoluzionari» dell'Uck, il monito dei duri dell'«armata liberatrice» frustrata alla comunità internazionale: non abbiamo più voglia di aspettare l'indipendenza. Stavolta, nessuno s'aspetta l'escalation. La libertà sotto vigilanza il Kosovo ormai l'ha raggiunta. Restano Mitrovica, la città enfaticamente chiamata la «Berlino dei Balcani», a ricordare quanta strada c'è da fare. Il 9 dicembre anche qui sono entrati i poliziotti di Eulex, la più grande missione di polizia nella storia Ue. Ma i rapporti col premier kosovaro Thaci partono tesi. Solo un mese fa, tre spie tedesche sono state messe in carcere a Pristina, con la fantomatica accusa d'aver piazzato la bomba alla sede della missione Ue. Berlino è riuscita a riportarli a casa, ma le tre spie esposte sui giornali e «bruciate» sono state un pesantissimo colpo a Frau Merkel: la vendetta di Thaci — così l'hanno interpretata i giornali tedeschi — quando ha scoperto di aver il gabinetto infiltrato da informatori dei 007 tedeschi. Gli stessi che da anni ricostruiscono, e denunciano agli altri governi Ue, i loschi traffici (sigarette, prostituzione, auto rubate) che fioriscono all'ombra del governo kosovaro. No, i poliziotti europei a Pristina non sono attesi solo a una (amichevole) parata.
Kosovo, bombe nella città divisa Ritorna l'incubo delle violenze - Corriere della Sera