Quelle emigrazioni irresistibili
Spulciando tra vecchie riviste ho ritrovato un editoriale di Alessandro Secciani che aveva catturato la mia attenzione.
L'ho ricopiato per discuterne assieme.
è molto interessante, realistico e ricco di buon senso. La storia ha un sacco di cose da insegnarci, noi abbiamo un sacco di cose da imparare.
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Quelle emigrazioni irresistibili
Editoriale della rivista di storia contemporanea MILLENOVECENTO (Novembre 2004)
A cura di Alessandro Secciani
È possibile bloccare un movimento migratorio imponente? È realizzabile, con soli metodi legali e polizieschi interrompere un flusso migratorio di grandi dimensioni da un continente all’altro? Questa illusione viene coltivata da molti e talora ha dato luogo nel mondo occidentale a leggi più o meno draconiane contro gli immigrati, clandestini o regolari che fossero. Sia ben chiaro: non mi sto riferendo tanto alla Bossi-Fini, che comunque è l’ultimo tentativo in ordine di tempo in questo senso, ma a fatti molto più lontani. Già i romani, per esempio, che erano decisamente tolleranti nei confronti delle popolazioni che avevano assoggettato cercarono di bloccare l’immigrazione di interi popoli verso il centro dell’impero: contro gli ebrei furono emanati nel corso del primo secolo dell’impero dei veri e propri editti che ne impedivano l’arrivo a Roma. Ma, come si è potuto constatare, l’applicazione risultò problematica. Per non parlare di quelle che noi chiamiamo invasioni barbariche e i popoli germanici definiscono migrazioni di popoli, che furono fermate militarmente, anche se alla fine persino l’impero romano dovette accettare la sconfitta e ne risultò travolto. Non molto meglio sono andate le leggi per limitare l’immigrazione, in un’epoca molto più recente, degli Stati Uniti, che pur essendo un Paese di immigranti a un certo punto dovette prendere atto che non c’era più posto per tutti. Ciò non ha impedito a chicanos e altri ispanici, ad asiatici di tutto il continente e anche a parecchi europei delle aree più disagiate di trovare negli Usa il loro piccolo paradiso personale. Sia pure in misura minore, anche la decolonizzazione ha dato il via in Europa a un’immigrazione dai paesi ex colonizzati che non è stata fermata in nessuna maniera: nonostante la Francia avesse escluso, nel 1963, dopo la guerra d’Algeria, di prendere sul suo territorio gli algerini che si erano compromessi con l’occupazione o che comunque non volevano vivere nel loro pese, oggi in Francia vive oltre un milione di algerini, che evidentemente si sono fatti un baffo degli editti di De Gaulle e dei successivi governi. Per non parlare della Cina, dove da molti anni è proibita non solamente l’emigrazione esterna, ma anche quella interna. Un cinese non può decidere autonomamente di andare a vivere in un’altra parte del paese dove ritiene di poter stare meglio. A decidere ciò è stato un governo cui non mancano certo né la decisione, né i mezzi di coercizione. Il risultato è oggi che nelle città cinesi più ricche ci sono letteralmente milioni di immigrati irregolari, disposti a tutto pur di vivere dove desiderano loro. A questo punto la storia sembra darci l’ennesimo insegnamento inutile: è del tutto vano cercare di opporsi a questi flussi che appaiono irresistibili. L’unica speranza eventualmente è poterli regolare, cercare di indirizzarli al meglio, ma non fermare. Del resto, come sta avvenendo oggi, quando in un luogo il costo del lavoro è uguale a 100 e in un altro luogo il costo dello stesso lavoro è 10, è un fatto quasi osmotico: le fabbriche vanno verso il costo del lavoro più basso e i lavoratori si buttano verso stipendi più alti. È una sorta di fenomeno fisico che finora nessuno è mai riuscito a fermare, anche disponendo di mezzi ingenti, e francamente mi sembra piuttosto improbabile che ci riesca adesso. Ma, come si diceva, si tratta dell’ennesima lezione inutile della storia: non si è ancora visto un gruppo dirigente cambiare il suo comportamento, cambiare linea politica dopo un attento esame della storia. Ogni gruppo politico, democratico o meno che sia, pensa di essere un nuovo costruttore della storia e che ciò che è successo regolarmente fino a quel momento possa essere cambiato. Se poi si ha anche il vantaggio di ignorare completamente la storia e tutte le sue complessità, ci si evita un sacco di dubbi e di problemi prima di emanare leggi assolutamente inutili.