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Futurismo

  1. #11
    Scrivano Lucien
    Uomo 39 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
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    Ma il fatto è che il futurismo non si limita a prescrivere di vivere la vita come un'opera d'arte, perché così facendo nei due termini della similitudine presuppone ancora una differenza fra di essi. Il futurismo significa abbattere tutte le barriere e le distinzioni fra l'arte e la vita. Implica una sorta di anarchia totale e primitiva in cui si vive in perenne espressione dell'immediatezza, e non a caso Marinetti nelle sue visioni richiama sempre ad un'umanità poco più che troglodita o si fa accompagnare al sovvertimento del mondo da un'armata di pazzi (pazzi veri liberati dai manicomi, non pazzi part-time). Egli ha bisogno di seguaci senza sovrastrutture culturali ad inibire la loro azione, a dare ad essa un senso già mediato.
    In questa visione, l'arte non è comunicazione, è materializzazione dell'io dell'artista ed in quanto tale va creata per essere poi distrutta, in rinnovamento perenne; non è imitazione, è il fatto stesso. Non è necessariamente bellezza, perché anche gli istinti più beceri, scoperchiata la morale, hanno diritto a venire alla luce. E non è coerente.
    Non può essere coerente, si tradirebbe da sé, dal momento che tutti i canoni sono sovvertiti ognuno è libero di creare secondo la propria intuizione; così, mentre Sant'Elia immaginava colate di cemento faraoniche ed edifici millenari, Marinetti scriveva che le città del futurismo sarebbero state mobili e provvisorie per impedire ogni sedentarietà, che sarebbero sorte per poi venir smantellate od abbandonate secondo l'estro; mentre i teorici del movimento creavano manifesti, nessuno degli artisti li metteva del tutto in pratica; ed in politica, vi fu un futurismo di estrema sinistra, oltre a quello che poi si associò al fascismo.



    Ovvio, solo le sue espressioni più moderate sono realiste ed incidentalmente sono state realizzate: la musica su cui balliamo oggi non è poi tanto lontana quanto si potrebbe credere da quella immaginata dai musicisti futuristi (il sintetizzatore è una loro intuizione dopotutto), e l'architettura odierna avrebbe fatto sentire realizzato Sant'Elia o Prampolini.
    Quanto alle sue sparate, ci si possono vedere due tendenze: una "realista" a chiedere mille per avere dieci, provocare per raccogliere le forze audaci, creare suggestioni, generare inquietudini; una d'ordine più ampio, ed è espressione della lotta dell'uomo contro i limiti che gli sono imposti da tutto ciò che è la concretezza attorno a lui. In questa tendenza, indipendentemente da tutti i suoi prodotti grotteschi, il futurismo non può non avere un'oggettiva, disperata bellezza

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  3. #12
    Spotless Echoes
    Donna 31 anni da Roma
    Iscrizione: 21/6/2009
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    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Il futurismo si proponeva di andare oltre al bello. La bellezza inibisce ed addormenta, e spinge all'imitazione; secondo il futurista, l'arte, non più imitazione della vita ma vita stessa, non deve porsi modelli da raggiungere, canoni e formule, ma dev'essere multiforme e mobile, perennemente in azione, in cerca dell'oltre di qualsiasi cosa, oltre la morale, oltre la bellezza, oltre la contemplazione.
    Non è dunque che si perda la concezione fondamentale: se ne propone una nuova, non più la bellezza ma l'arte-vita.
    Eh,ok.
    Ma l'arte per me E' bellezza.
    Non può prescindere dalla bellezza. Che arte sarebbe?
    Per me si perde proprio lo scopo fondamentale di qualsiasi forma di arte.
    Non può un forma di arte andare oltre il bello,perchè non può prescindere dal buon gusto e dalla bellezza.
    Forse io che sono stata a contatto con l'arte più che altro grazie alla musica (suono da diversi anni), la vedo in modo diverso, perchè in musica lo scopo principale è rendere il suono piacevole e bello.
    Saranno punti di vista, ma io nel futurismo non riesco proprio a trovare il piacevole. E se l'arte non piace, che arte é?

  4. #13
    Moderatrice Holly
    Donna 34 anni
    Iscrizione: 1/4/2006
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    Quote Originariamente inviata da Echoes Visualizza il messaggio
    Eh,ok.
    Ma l'arte per me E' bellezza.
    Non può prescindere dalla bellezza. Che arte sarebbe?
    Per me si perde proprio lo scopo fondamentale di qualsiasi forma di arte.
    Non può un forma di arte andare oltre il bello,perchè non può prescindere dal buon gusto e dalla bellezza.
    Forse io che sono stata a contatto con l'arte più che altro grazie alla musica (suono da diversi anni), la vedo in modo diverso, perchè in musica lo scopo principale è rendere il suono piacevole e bello.
    Saranno punti di vista, ma io nel futurismo non riesco proprio a trovare il piacevole. E se l'arte non piace, che arte é?
    l'arte è principalmente bellezza. ma l'orrido e il macabro sono elementi fondamentali di determiante correnti artistiche e non appartengono alla categoria convenzionale di "bello". il dionisiaco non appartiene al bello "apollineo" tradizionale. ci sono molti esempi in cui l'arte non risponde al bello...
    a meno che non si voglia distinguere la bella forma dal bel contenuto... ma l'arte non è sempre bellezza.
    mi pare che Eco abbia scritto qualcosa sull'estetica del brutto...
    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  5. #14
    Sempre più FdT
    Uomo 31 anni da Lucca
    Iscrizione: 7/6/2006
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    Quote Originariamente inviata da Echoes Visualizza il messaggio
    E.
    Forse io che sono stata a contatto con l'arte più che altro grazie alla musica (suono da diversi anni), la vedo in modo diverso, perchè in musica lo scopo principale è rendere il suono piacevole e bello.
    non è vero, ne è un esempio la musica dodecafonica o, per esempio tutti gli assoli atonali utilizzati da una vasta gamma di musicisti (soprattuto metal --> vedi Slayer)

    con questo non voglio dire che cosa sia meglio o peggio, però è anche vero che non sempre l'arte, in qualsiasi sua forma, deve ricercare la bellezza per essere bella ma talvolta può cercare la bruttezza per essere paradossalmente bella.

  6. #15
    Scrivano Lucien
    Uomo 39 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
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    Peraltro, se mi rileggo il Manifesto del 1909...

    1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
    2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
    3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
    4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
    5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
    6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
    7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
    8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
    9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
    10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
    11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli ; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

    È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
    A me viene da pensare che, sotto sotto, il futurismo in parte, e per motivi del tutto indipendenti dalla volontà dei suoi creatori, si sia applicato. La società in cui viviamo in fondo non è poi così diversa da quella immaginata in questo manifesto. Anche noi siamo al contempo modernissimi e primitivi, raffinati nei nostri piaceri ma trogloditi nella ricerca degli stessi, e viviamo in un mondo dove l'ideale è la forza e la gioventù, dove la debolezza, il sentimento e l'inerzia non hanno posto. Unica differenza, se quella dei miei simili è arte-vita, faccio molta fatica a capire che arte sia.

    OT

    Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
    Anvedi ahò come si scopre che Berlusconi è futurista

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