Povia, polemiche a Sanremo
Insorge l'Arcigay: bloccheremo il Festival L'associazione: la Rai prenda le distanze, quella canzone può scatenare posizioni omofobiche
MILANO - L’Arcigay è pronta a bloccare il Festival di Sanremo. E questo avverrà nel caso in cui la Rai non chiarisca la propria posizione riguardo il brano del cantante Povia, «Luca era gay», che secondo l’associazione potrebbe contenere posizioni omofobe.
«NON E' NUOVO A CERTE USCITE» - «Il titolo del brano, inedito per regolamento, sembra già non lasciare dubbi sul tema trattato e sulle posizioni dell’autore - si legge in un comunicato dell'associazione per i diritti degli omosessuali -. Effettivamente ricordiamo molto bene come Povia non sia del tutto nuovo a nette prese di posizioni pubbliche su questioni del mondo Lgbt. Ormai celebre è rimasta una sua intervista a Panorama in cui dichiarava: "Gay non si nasce. Lo si diventa in base a chi frequenti. Anche io ho avuto una fase gay: è durata sette mesi, poi l’ho superata. E ho anche convertito due miei amici che credevano di essere gay e invece adesso sono sposati". "Ora da più parti - spiegano dall’Arcigay - arriva la segnalazione di una curiosa coincidenza: che il Luca della canzone con cui Povia tornerà nella città dei fiori sia proprio quel Luca Tolve che dichiara di esser un ex gay, guarito grazie alle teorie riparative di Joseph Nicolosi, cattolico integralista americano, le cui tesi sono state ampiamente confutate dalla comunità scientifica mondiale».
«SPOTTONE CLERICAL REAZIONARIO» - «Se Bonolis e il suo direttore musicale - continua la nota - intendono mandare in scena uno spottone clerical reazionario contro la dignità delle persone omosessuali, sappiano fin d’ora, che la nostra reazione sarà durissima, rumorosa ed organizzata. Siamo i primi a combattere per il diritto alla libera espressione, ma altra cosa è avvallare posizioni omofobe, che tra l’altro alimentano odio e pregiudizio nei confronti delle persone gay e lesbiche». L'Arcigay fa sapere che è già stato attivato un passaparola in tutta Italia, anche attraverso strumenti come Facebook e il web in genere . «Non siamo ingenui - dicono all'Arcigay -, sappiamo che esiste una precisa volontà di portare avanti una campagna contro la nostra stessa esistenza e siamo determinati a contrastarla in tutti i modi. Attendiamo, quindi, subito delle spiegazioni dalla Rai e da Bonolis, così da poter sapere se le nostre intuizioni abbiano o no fondamento».
LA REPLICA: «NON E' QUEL LUCA» - L'ufficio stampa del cantante fa però sapere che la vicenda narrata nella canzone non è quella di Luca Tolve, non c'è alcuna relazione. «Il testo della canzone non è ancora stato diffuso - fanno sapere - e per questo motivo non capiamo da dove nasca questa polemica». Una presa di posizione «a priori» che lo stesso Povia si appresta a confutare con un comunicato stampa che sarà diffuso nelle prossime ore.
I PRECEDENTI - Non è la prima volta che il tema dell'omosessualità approda in Riviera. Nel 1996, con presentatore Pippo Baudo, era stato Federico Salvatore, cantante e attore napoletano che fino a quel momento si era distinto soprattutto per performance comiche, a portare sul palco dell'Ariston una canzone, «Sulla porta», che in maniera esplicita parlava dell'essere gay e di un uomo che arrivava a confessare alla madre di amare altri uomini e che per questo veniva allontanato da casa. E nell'ultima edizione Anna Tatangelo aveva portato sulle scene «Il mio amico», scritta dal suo compagno Gigi D'Alessio, che metteva in evidenza il pregiudizio nei confronti degli omosessuali. Il timore, questa volta, è che l'omosessualità finisca con l'essere additata come una malattia e in un contesto che per la risonanza mediatica che si ritrova rischia di amplificare il messaggio e, secondo le associazioni di tutela degli omosessuali, anche le posizioni più omofobiche. (corriere del 23.12.08)
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Una furba uscita per farsi pubblicità a spese degli omossesuali o un vero modo per affrontare un problema :roll:
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Il cantante Povia e gli Omosessuali
Ma ora, dico, ma ci può occupare di Povia a Natale, e anche dopo Natale? Povia, il noto autore di “Quando i bambini fanno oh”, e “Vorrei avere il becco”?, un cantante di Sanremo che pensa che i gay sono malati e dunque vanno guariti. Ma soprattutto: ma con quale buon senso si può mandare a cantare uno che dice cose del genere in un festival più nazional-popolare che più nazional-popolare non si può? Nessun buon senso a pensarci bene. Anzi, una fatastica trovata degna di questi tempi deficienti. Perché le opinioni intellettuali di Povia sono merce poco interessante, e non risulta che i suoi testi siano entrati nella tradizione della canzone d’autore. Non risulta neppure che Povia abbia studiato con Derrida, e forse neppure che abbia studiato molto. Risulta un’altra cosa: che Povia ha più volte espresso apprezzamenti per le teorie di uno strano tipo, come se ne incontrano spesso nell’America integralista, che di nome fa Joseph Nicolosi. Uno che pensa che i gay si guariscono. E persino Povia ne ha guariti almeno due, e ora sono sposati.Ora ognuno è libero di pensare quello che vuole. E se Povia pensa di guarire i gay pazienza, c’è tanta di quella gente al mondo che pensa cose strane, che uno più o uno meno, non fa la differenza. Il problema è un altro. Puoi mandare a Sanremo uno così? A cantare questa canzone intitolata “Luca era gay”. No che non puoi. Sanremo è un festival di canzoni stinte, di arrangiamenti che sono sempre gli stessi, di artisti che vanno e vengono senza troppa passione. Di giovani cantanti che sembrano già vecchi, e di vecchi cantanti che vogliono sembrare a tutti i costi giovani. Povia non c’entra nulla. È un reazionario, ma con i capelli lunghi, che fa politica. E Paolo Bonolis non può essere così miope da non capire che così non funziona, e che a Sanremo ci puoi mandare vecchie e nuove glorie che cantano la stessa canzone, che fa rima con cuore, con amore, con tutto quello che ti pare. Poi prendi due a caso, e gli fai cantare una bella canzoncina contro la guerra e la fame nel mondo, la miseria, la violenza alle donne. Giusto per mettere su un colonnino sui giornali. Per una manifestazione che non sa di nulla.Ma questa di Povia è volgare e persino pericolosa. Gli facciamo raccontare a milioni di telespettatori che i gay son dei malati? In un paese moderno e civile? Nel 2008? Sulla rete ammiraglia del servizio pubblico Rai? Se è una trovata pubblicitaria per ridare ossigeno a un festival ansimante e tramortito, nessuna giustificazione: si tratta di una trovata volgare e indegna. Se invece non la è, allora preoccupiamoci, davvero. Siamo alla frutta. Capisco l’Arcigay che vuole impedire che Povia canti quella canzone. Ma se alla Rai rinsaviscono all’improvviso, e se ne accorgono, forse questa farsa grottesca si potrà impedire. Riguardo a Povia, troverà un’altra canzone più consona. E se ha solo quella, vuol dire che se ne farà volentieri a meno.