Domanda semplice, cosa o chi vi fa davvero felici o cosa dovrebbe accadere per far sia che voi lo diventiate?
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Domanda semplice, cosa o chi vi fa davvero felici o cosa dovrebbe accadere per far sia che voi lo diventiate?
Edward, tu mi rendi sempre felice... no scherzo XD!
Io sono felice quando sono col mio ragazzo, quando passo un esame, quando compro qualcosa che mi piace (no,non son fissata sulle cose materiali... è che raramente posso permettermi qualcosa XD!) , quando faccio un bel giro a piedi o in bici per mandare via lo stress, quando ascolto lo zoo di 105 , quando sto coi miei gatti, quando sono realizzata per aver fatto ripetizioni o la baby sitter XD. credo di avere finito XD.
Sto sull'onda del pessimismo leopardiano u.u quello cosmico proprio eh!
Attualmente non lo so. Non sto passando un bel periodo ultimamente, ed è così da mesi. Beato chi la "sente" davvero la felicità.
Diciamo un peto......
Non sono particolarmente ottimista
Ogni occasione in cui ci si può esprimere per quello che si è, è un motivo di felicità.
Il sole che mi riscalda il viso. Quel raggio di luce caldo mi rende felice.
Poi se parliamo di serenità, per quella ci vuole ben altro.
Mandare a fanculo la gente mi fa sentire moderatamente felice.
Ma perché esiste la felicità? o.o secondo me la felicità, quella vera vera, è quando tutto ma proprio tutto va nel verso giusto ed è quasi perfetto. E, non per essere pessimista , non credo che esista uomo sulla terra che non abbia qualcosa di cui lamentarsi! :)
No non credo, se tutto fosse perfetto a lungo andare, porterebbe all'infelicità data dalla noia o altro. Secondo me la vera felicità capisci di provarla quando fai un esame di quello che hai e che non hai. Se hai più avvenimenti positivi che negativi in quel dato momento dovresti essere generalmente felice, questo ovviamente cambia per importanza degli avvenimenti e dal grado di soddisfazione di una persona
Per me felicità non significa che deve essere tutto perfetto,anzi! Niente è perfetto per nessuno, questo implicherebbe che uno non può mai essere felice XD orrore! XD Per me uno è felice quando è consapevole che non tutto può essere perfetto e come vuole lui, ma è anche uno che sa adattarsi e accontentarsi delle cose belle che ha nella sua vita e delle fortune che ha avuto, come la possibilità di studiare, di essere in salute... ovvio che tutti i giorni c'è anche una minima cosa che non va,ma questa deve deprimere? :)
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ps: anzi come dice anche kakihara (wow stranamente kakihara ogni tanto mi sorprendi :P !) ( XD) chi ha una vita troppo bella e perfetta a lungo andare si annoia, non scoprirà piu niente di nuovo nella vita e non avrà piu occasioni per provare davvero la felicità! tipico dei figli di papà babbioni,che hanno tutto servito, che fanno tanto i fighi in apparenza, ma la loro vita è una delle piu tristi del mondo, non sanno cosa siano l'amicizia e l'amore perchè hanno tutto troppo bello e tanto carino u.u ripeto,in apparenza. :)
Ok allora dobbiamo considera la felicità solo come brevi e brevissimi istanti in cui si sta meglio! Un pò come la quiete dopo la tempesta. La felicità non è altro che un brevissimo periodo di tregua dopo la tempesta.
Credo che la felicità sia più che la quiete tra una tempesta e l'altra. Quella è la serenità.
Per me la felicità è composta da pochi attimi, brevi. E dipendono da persona a persona. Ma, soprattutto, sono momenti rari.
Però non saprei dire cosa mi rende felice, non c'è una cosa specifica che mi dona felicità.
Magari in una giornata nera in cui sto a pezzi e con l'umore ai minimi storici, trovo un motivo per ridere...
Non so.
uhmmm no non nel senso dopo la tempesta secondo me.. nella gran parte delle cose si può trovare qualcosa di buono, e notando il poco buono si può essere felici XD se no davvero,non lo saremmo mai!
Una volta mi impegnavo per essere felice.
Poi ho capito che a impegnarsi a essere sereni si guadagna di più. E si mira a qualcosa di raggiungibile.
La felicità è scoprire quando credevi che tutto fosse perduto e di dover rinunciare alla tua professione che quella volta in sala operatoria è stato solo un malore passeggero. Che se un operazione su decine non va non vuol dire niente.
Scoprire che lui per paura di perderti metterebbe te davanti a medicina. Capire di stare con una persona speciale e che per te farebbe di tutto. Pochi incontrano l'anima gemella, ma ogni giorno che passa mi rendo conto che è lui la mia persona.
(certo, se riuscissi anche a passare quell'esame dopo esser stata bocciata non sarebbe male dato che ormai ne ho fatta una malattia...)
Essere felice non è una delle mie ambizioni primarie.
Sarà che spesso quando mi sento felice mi sento anche un po' cretino. Ieri sera per esempio la mia squadra del cuore ha vinto con un gol segnato all'ultimo minuto e io mi son sentito per un brevissimo periodo felice; quindi mi son detto: "...e allora?"
Ho letto di qualcuno che più che la felicità persegue la serenità. Pensandoci bene però, anche la serenità di che cosa è frutto se non di una situazione mentale che ci privi di qualsiasi motivo d'ansia? Ma non preoccuparci delle cose che ci circondano non fa anch'esso un po' deficienti? Vero è il detto inglese "No news, good news", quindi tutti vorremmo che non ci piovesse addosso il cataclisma, però è nella legge della vita il dover fare i conti con la brutta malattia, con la perdita di un affetto importante, con dei bisogni di prima necessità da colmare senza poterlo, etc. Quindi uno stato di serenità perpetuo equivarrebbe a non vivere (eventualità la cui auspicabilità sarebbe comunque da non sottovalutare).
Allora mi rifaccio ad Alberto Moravia che disse "Non perseguo la felicità, ma l'espressione". Esprimersi nel senso latino del termine, cioè far uscire del succo da se stessi.
Io per esempio ho vissuto una brutta malattia, l'uscirne è stato fonte di una sensazione di felicità: quando il verdetto finale è stato "continuare a vivere", pur disprezzandola, a questa vita mi ci ero così attaccato che mi son sentito felice. Però la vera ricchezza, ciò di cui oggi mi sento pieno, è stata l'esperienza della malattia più che la ormai probabile guarigione. In sala d'attesa per la medicazione periodica, è quello che mi sono scambiato con gli altri astanti che mi rende ricco oggi.
Ho vissuto due lutti importanti, ma più che infelice per l'abbandono, mi sento ricco per il vissuto insieme.
Poi certo, è faticoso essere in ansia perché tua moglie ha il diabete, perché tuo figlio non va bene a scuola, perché perderai la causa, perché tua madre sai che è agli sgoccioli... però questo è il vivere, ha senso esprimersi su questi palcoscenici, essere resilienti a ogni avversità facendo tesoro di ogni esperienza. La felicità è cosa da stolti.
Secondo me dipende un po' da quello che si intende per "serenità". Per me è anche essere in pace con il mondo, è anche "tranquillità", il che non vuol dire che uno non è mai in ansia o non è mai triste.
Hai ragione su tutta la linea, ma affrontare l'infelicità quotidiana quando non si è in pace con se stessi è molto peggio.
Concepita così la serenità mi dà un senso spirituale di rassegnazione, rinuncia... è un'alternativa da non sottovalutare, meglio sarebbe stato passando per la via principale della non-nascita...
Io di solito mi ci incaxxo sugli accadimenti, poi mando giù il boccone metabolizzandolo e ci tiro fuori qualcosa...
Non saprei, se per rassegnazione intendi sapere che comunque cose brutte succederanno e quindi armarsi di santa pazienza e affrontarle e resistere, per me non è una cosa brutta.
Se per me la felicità è questione di un attimo, essere sereni e tranquilli è una condizione a intervalli necessaria. Sarà poi vero che dalle cose belle si guadagna e si impara poco, ma sta anche bene godersele.
Quello che proponevo io e il tuo sono approcci tutto sommato simili, quanto meno con molti denominatori comuni. Se arriva il terremoto, in un caso lo affronti attivamente cercando di raggiungere un riparo che ritieni migliore, nell'altro aspetti e accada quel che deve accadere; in entrambi i casi, nell'ipotesi di sopravvivenza, rimane l'esperienza fatta con tutto il suo valore.
Se invece non ci fosse l'"affrontarle e resistere", allora si entrerebbe in quello stato di "cuor contento il ciel l'aiuta" dal quale mi dissocio.
Il tema che volevo si trattasse è la serenità non la felicità, ho fatto uno scambio di significati per le due parole. Se la serenità è stata persa per un lunghissimo periodo di negatività almeno nel mio caso, è davvero difficile gioire di un avvenimento positivo perché contornato da tutto quello che c'è in questo periodo. Quindi prima di sentirmi un eterno insoddisfatto volevo sapere come si fa ad uscirne godendosi i momenti belli
Ecco, su questo concordo. "Cuor contento il ciel l'aiuta" magari no, ma sicuramente quando si affronta e si resiste con il cuore sereno è meglio.
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Ma questo credo sia carattere.
Ci sono alcune persone che in un momento negativo godono maggiormente delle piccole cose belle. Questo sta a ognuno.
E' una bella considerazione. Occorrerebbe riuscire a vivere le cose che ci piovono addosso con un certo distacco, anche se non è facile. A me è stato d'aiuto, come ho accennato precedentemente, l'aver avuto un tumore e la fortuna di uscirne; l'aver quindi vissuto un semestre con la forte probabilità che da lì a breve avrei potuto tirare le cuoia. E' stato un po' come un male grosso che rende ininfluente il male piccolo, ho imparato ad apprezzare piccole cose, sperando di poterne godere anche in futuro. Adesso, se mi trovo a vivere contemporaneamente due situazioni, una totalmente negativa e l'altra bella, la negativa la liquido con "se ho superato un tumore che vuoi che me ne freghi di quanto sta accadendo" e cerco di godermi l'altra, quella bella. Poi è chiaro che il tarlo dentro della cosa negativa, per quanto sia, un po' rimane.
Come accennavo poi sempre in un intervento precedente, bisognerebbe essere psicologicamente resilienti; cioè riuscire a tramutare un evento negativo in positivo. Ho perso molti soldi per questa caxxata che ho fatto, però mi sono arricchito di un'esperienza che mi permetterà di affrontare ulteriori situazioni simili in modo diverso e migliore. Ho avuto molto dolore per come di è mal comportato colui che ritenevo un amico o un amore, però ho imparato a valutare in modo più completo coloro a cui affido i miei sentimenti.
La felicità fa lo stesso rumore di un tuono
.. è potente e quando c'è non senti nessun altro rumore al di fuori di quello, nemneno la pioggia.. ma dura solo per un breve istante..
Penso che la felicità sia più qualcosa che scaturisce da piccole cose, come la vista di un bel fiore o la sensazione di un materasso sotto alla schiena quando si è stanchi; qualcosa di piccolo, quotidiano, semplice e breve.
La serenità secondo me è già più qualcosa a lungo termine, qualcosa che va costruito e che dipende anche da una sorta di bilancio della propria vita...
Le fusa, dato che parliamo di rumori. :)