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Ricerca lavoro: come, dove, quando...

  1. #11
    Sower Eurasia
    Donna
    Iscrizione: 16/4/2012
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    Quote Originariamente inviata da Holly Visualizza il messaggio
    Ma stage pagati non esistono? O io, più che nel mondo dei balocchi, mi illudo ancora che questo sia vagamente un paese per giovani? Poniamo caso che un povero Cristo sia residente nel mezzo del nulla e che per lavorare debba necessariamente spostarsi da casa. E supponiamo che il suddetto povero Cristo non voglia più chiedere soldi ai genitori... insomma, che speranze ha? XD
    Holly il discorso è sempre lo stesso: se vuoi intraprendere una professione non puoi pretendere di essere già pronto solo perché hai un 110&lode in saccoccia. Ti formi sul campo e la struttura che ti "sfrutta" allo stesso tempo di forma. E' chiaro che non piace a nessuno lavorare gratis e chiedere soldi ai genitori, devi vederla nell'ottica di un investimento e se hai la possibilità non c'è di che vergognarsi. Si diventa indipendenti poco per volta, tra lavoretti part-time e stage retribuiti (sì, oramai per legge gli stage di orientamento/inserimento al lavoro - non i formativi con l'università - devono prevedere un rimborso spese minimo). Non è un percorso che ovviamente possono permettersi tutti, ma chi può farlo secondo me deve andare fino in fondo e provarci.

    - - - Aggiornamento - - -

    Quote Originariamente inviata da Folletta Visualizza il messaggio

    Io sono super disposta a fare stage, tirocini e similar anche perchè nel mio campo -non se negli altri- si inizia così: soldi non ce ne sono e si inventanto ogni escamotage per risparmiare! lo sapevo quando ho iniziato il percordo universitario quindi avevo già messo in conto lo "sfruttamento"! Detto ciò ora, pur di lavorare vado a pulire cessi.. Credo che sia necessario prendere un po' tutto, essere disponibili se si vuol lavorare perchè tanto quello che non prendo io lo prende un altro!
    Ok, ma mentre lavori part-time continui a cercare qualcosa per formarti sul campo? Perché conosco moltissime persone che (chi per orgoglio e chi perché effettivamente non può) di fronte alla scelta di uno stage rimborsato ed un lavoro hanno preferito il secondo. E quindi ci sarà un motivo se un avvocato e un commercialista diventano tali? (a titolo esemplificativo),


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  3. #12
    Moderatrice Holly
    Donna 34 anni
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    Quote Originariamente inviata da Sedna Visualizza il messaggio
    Holly il discorso è sempre lo stesso: se vuoi intraprendere una professione non puoi pretendere di essere già pronto solo perché hai un 110&lode in saccoccia. Ti formi sul campo e la struttura che ti "sfrutta" allo stesso tempo di forma. E' chiaro che non piace a nessuno lavorare gratis e chiedere soldi ai genitori, devi vederla nell'ottica di un investimento e se hai la possibilità non c'è di che vergognarsi. Si diventa indipendenti poco per volta, tra lavoretti part-time e stage retribuiti (sì, oramai per legge gli stage di orientamento/inserimento al lavoro - non i formativi con l'università - devono prevedere un rimborso spese minimo). Non è un percorso che ovviamente possono permettersi tutti, ma chi può farlo secondo me deve andare fino in fondo e provarci.
    Mah, con il sistema attuale è chiaro che nessuno lo pretenda.
    Questo non toglie che quello che dovremmo pretendere è che un 110 e lode prepari a una professione e che nessuno venga "sfruttato" (lavorare gratuitamente per me è sfruttamento, non ce n'è, come lo è lavorare 6 ore al giorno per 400 euro). Il problema è che siamo rassegnati e vediamo il lavoro, che è un diritto di tutti, come se fosse manna dal cielo. E, capisci, qui l'errore è del sistema, non è dei giovani. Questa cosa non andrebbe mai persa di vista. A me, sinceramente, infastidisce sentire Brunetta che invita i giovani laureati ad andare a sollevare le cassette di frutta al mercato. Con tutto il rispetto per chi solleva le cassette di frutta, non c'è rispetto per chi magari ha fatto cinque anni di sacrifici (e ha speso migliaia e migliaia di euro per laurearsi). Non c'è rispetto nella Fornero che chiama "choosy" i ragazzi che hanno studiato (e non c'è stato rispetto quando ha pianto, una delle scene più brutte della politica degli ultimi anni). E insieme non c'è rispetto per chi chiama "bamboccioni" i ragazzi che oggettivamente non possono andare a vivere da soli.

    Quindi, lungi da me dire che chi vive a casa con i genitori debba vergognarsi: io lo invidio. La mia critica non si rivolge assolutamente a loro, ma al sistema che colpisce chi non ha questi vantaggi. E ormai siamo entrati nella logica che chiedere un lavoro NORMALE dopo la laurea sia chiedere la luna: ma questo è sbagliato! E anche ammettendo che sia normale doversi formare dopo la laurea - e quando capiranno che alla professione ti deve preparare già l'università sarà troppo tardi - non è normale dover essere sfruttati due anni per riuscirci.
    A Folletta piace questo intervento
    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  4. #13
    Sower Eurasia
    Donna
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    Quote Originariamente inviata da Holly Visualizza il messaggio

    Mah, con il sistema attuale è chiaro che nessuno lo pretenda.
    Questo non toglie che quello che dovremmo pretendere è che un 110 e lode prepari a una professione e che nessuno venga "sfruttato" (lavorare gratuitamente per me è sfruttamento, non ce n'è, come lo è lavorare 6 ore al giorno per 400 euro). Il problema è che siamo rassegnati e vediamo il lavoro, che è un diritto di tutti, come se fosse manna dal cielo. E, capisci, qui l'errore è del sistema, non è dei giovani. Questa cosa non andrebbe mai persa di vista. A me, sinceramente, infastidisce sentire Brunetta che invita i giovani laureati ad andare a sollevare le cassette di frutta al mercato. Con tutto il rispetto per chi solleva le cassette di frutta, non c'è rispetto per chi magari ha fatto cinque anni di sacrifici (e ha speso migliaia e migliaia di euro per laurearsi). Non c'è rispetto nella Fornero che chiama "choosy" i ragazzi che hanno studiato (e non c'è stato rispetto quando ha pianto, una delle scene più brutte della politica degli ultimi anni). E insieme non c'è rispetto per chi chiama "bamboccioni" i ragazzi che oggettivamente non possono andare a vivere da soli.

    Quindi, lungi da me dire che chi vive a casa con i genitori debba vergognarsi: io lo invidio. La mia critica non si rivolge assolutamente a loro, ma al sistema che colpisce chi non ha questi vantaggi. E ormai siamo entrati nella logica che chiedere un lavoro NORMALE dopo la laurea sia chiedere la luna: ma questo è sbagliato! E anche ammettendo che sia normale doversi formare dopo la laurea - e quando capiranno che alla professione ti deve preparare già l'università sarà troppo tardi - non è normale dover essere sfruttati due anni per riuscirci.
    Va bè due anni è il tempo che ho impiegato io, ognuno è diverso dall'altro, e sinceramente auguro a chi viene dopo di me di riuscire a sistemarsi prima. Ci sono degli studi che ti consentono di entrare subito nel mondo del lavoro ed altre per il quale devi costruirti delle competenze sul campo, io ho scelto la seconda con consapevolezza che non stavano aspettando me. Posso però dirti che in questi due anni, non ho solo lavorato, ho anche continuato a studiare e sto continuando a farlo. Poi, altri miei coetanei hanno trovato il lavoro per la vita (da stage a collaborazioni a contratti effettivi), però - e lo dico senza vanto mi scuso se può sembrarlo - non hanno nemmeno un decimo della conoscenza di chi intraprende una professione grazie alla gavetta continua. Tu ti affideresti ad un infermiere che è appena stato sfornato dall'università oppure ad un infermiere che ha fatto uno/due anni di gavetta e ha avuto modo di conoscere tanti pazienti? Se poi mi dici che l'errore è che le scuole non avviano al lavoro già mentre si studia è un altro conto, ma quello non può dipendere sempre dagli altri (dal "sistema") perché servono una buona dose di iniziativa individuale e spirito di sacrificio . E per sacrificio ovviamente non mi riferisco solo ad abbassare la schiena sui libri perché a quello, bene o male con un po' di diligenza, e i soldi dei genitori, siamo riusciti tutti. Sono tutti bravi a rifiutare stage/tirocini gratis e dare del coglione a a chi li accetta , ma in quel momento non sta solo lavorando gratis, si sta costruendo un percorso per farsi conoscere e formarsi.

  5. #14
    Moderatrice Holly
    Donna 34 anni
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    Quote Originariamente inviata da Sedna Visualizza il messaggio
    Va bè due anni è il tempo che ho impiegato io, ognuno è diverso dall'altro, e sinceramente auguro a chi viene dopo di me di riuscire a sistemarsi prima. Ci sono degli studi che ti consentono di entrare subito nel mondo del lavoro ed altre per il quale devi costruirti delle competenze sul campo, io ho scelto la seconda con consapevolezza che non stavano aspettando me. Posso però dirti che in questi due anni, non ho solo lavorato, ho anche continuato a studiare e sto continuando a farlo. Poi, altri miei coetanei hanno trovato il lavoro per la vita (da stage a collaborazioni a contratti effettivi), però - e lo dico senza vanto mi scuso se può sembrarlo - non hanno nemmeno un decimo della conoscenza di chi intraprende una professione grazie alla gavetta continua. Tu ti affideresti ad un infermiere che è appena stato sfornato dall'università oppure ad un infermiere che ha fatto uno/due anni di gavetta e ha avuto modo di conoscere tanti pazienti? Se poi mi dici che l'errore è che le scuole non avviano al lavoro già mentre si studia è un altro conto, ma quello non può dipendere sempre dagli altri (dal "sistema") perché servono una buona dose di iniziativa individuale e spirito di sacrificio . E per sacrificio ovviamente non mi riferisco solo ad abbassare la schiena sui libri perché a quello, bene o male con un po' di diligenza, e i soldi dei genitori, siamo riusciti tutti. Sono tutti bravi a rifiutare stage/tirocini gratis e dare del coglione a a chi li accetta , ma in quel momento non sta solo lavorando gratis, si sta costruendo un percorso per farsi conoscere e formarsi.
    Ma infatti (l'ho anche scritto) non lo ritengo né un coglione né altro: lo ritengo fortunato. Quindi lungi da me giudicare le scelte altrui.
    Ho usato il termine "sistema" per dire che si tratta di un insieme di fattori. Dire che è solo colpa del tipo di formazione che si dà nelle università italiana è riduttivo, come sarebbe anche dare solo la colpa al governo che non tutela, solo alle aziende che sfruttano, etc.
    Riprendendo il discorso dell'infermiere: è abbastanza scontato che sia più affidabile chi ha fatto della gavetta, ma va data fiducia anche al "nuovo".

    Quello che voglio dire io è che ormai noi siamo stata una generazione (mi riferisco a tutti i nati negli anni '80) fregata, precaria e instabile. Ci hanno messi in condizione di ritenerci fortunati quando ci pagano, di ritenerci fortunati quando siamo stabili. E ci fanno credere che tutto stia al nostro spirito di sacrificio. E, va bene, può essere accettabile doversi fare il culo per i primi due o tre anni dopo la laurea. Non trovo accettabile avere il primo impiego indeterminato dopo i trent'anni. Se noi accettiamo ADESSO questo modo di entrare nel mondo del lavoro, DOMANI sarà la norma. E saranno fregate le generazioni a venire.
    Quindi, tornando al punto iniziale, il sistema dello stage/tirocinio gratis è una fregatura per chi non può permettersi di farlo. Se venisse retribuito a dovere - come in una nazione civile dovrebbe accadere - tutto il tuo discorso sarebbe giustissimo. Quando però lo stage è aperto come sempre solo a chi può permetterselo, non vale più il discorso dei vantaggi o degli svantaggi. Crolla tutto alla luce del fatto che si può formare solo una classe di cittadini più ricca a discapito di una più povera. O si possono formare solo quei ragazzi che vivono a casa con i genitori, a discapito di quelli che vivono da soli e devono pagare affitto e bollette.

    A me fondamentalmente fa arrabbiare il fatto che il lavoro sia ormai visto come manna dal cielo, che i diritti normali siano visti come manna dal cielo. Dobbiamo rifiutare questo modo di fare ora. Dobbiamo prenderlo come temporaneo. Altrimenti quel mondo che per noi negli anni '90 era normale, in cui bastava essere due impiegati per far parte del "ceto medio", diventerà una specie di bel ricordo in un'atmosfera da sogno. Noi giovani dobbiamo riconquistarcelo un mondo in cui non c'è lo stacco netto fra povero e milionario, ma esiste un margine di normalità economica. E non dico che dobbiamo fare chissà cosa, anche solo continuare a pensare che quello che ci stanno facendo fare, nel modo in cui ce lo stanno facendo fare, è sbagliato. Se lo accettiamo come normale oggi, domani sarà la fine.
    A Layne S. piace questo intervento
    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  6. #15
    Sower Eurasia
    Donna
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    Ma infatti (l'ho anche scritto) non lo ritengo né un coglione né altro: lo ritengo fortunato. Quindi lungi da me giudicare le scelte altrui.
    Ho usato il termine "sistema" per dire che si tratta di un insieme di fattori. Dire che è solo colpa del tipo di formazione che si dà nelle università italiana è riduttivo, come sarebbe anche dare solo la colpa al governo che non tutela, solo alle aziende che sfruttano, etc.
    Riprendendo il discorso dell'infermiere: è abbastanza scontato che sia più affidabile chi ha fatto della gavetta, ma va data fiducia anche al "nuovo".

    Quello che voglio dire io è che ormai noi siamo stata una generazione (mi riferisco a tutti i nati negli anni '80) fregata, precaria e instabile. Ci hanno messi in condizione di ritenerci fortunati quando ci pagano, di ritenerci fortunati quando siamo stabili. E ci fanno credere che tutto stia al nostro spirito di sacrificio. E, va bene, può essere accettabile doversi fare il culo per i primi due o tre anni dopo la laurea. Non trovo accettabile avere il primo impiego indeterminato dopo i trent'anni. Se noi accettiamo ADESSO questo modo di entrare nel mondo del lavoro, DOMANI sarà la norma. E saranno fregate le generazioni a venire.
    Quindi, tornando al punto iniziale, il sistema dello stage/tirocinio gratis è una fregatura per chi non può permettersi di farlo. Se venisse retribuito a dovere - come in una nazione civile dovrebbe accadere - tutto il tuo discorso sarebbe giustissimo. Quando però lo stage è aperto come sempre solo a chi può permetterselo, non vale più il discorso dei vantaggi o degli svantaggi. Crolla tutto alla luce del fatto che si può formare solo una classe di cittadini più ricca a discapito di una più povera. O si possono formare solo quei ragazzi che vivono a casa con i genitori, a discapito di quelli che vivono da soli e devono pagare affitto e bollette.

    A me fondamentalmente fa arrabbiare il fatto che il lavoro sia ormai visto come manna dal cielo, che i diritti normali siano visti come manna dal cielo. Dobbiamo rifiutare questo modo di fare ora. Dobbiamo prenderlo come temporaneo. Altrimenti quel mondo che per noi negli anni '90 era normale, in cui bastava essere due impiegati per far parte del "ceto medio", diventerà una specie di bel ricordo in un'atmosfera da sogno. Noi giovani dobbiamo riconquistarcelo un mondo in cui non c'è lo stacco netto fra povero e milionario, ma esiste un margine di normalità economica. E non dico che dobbiamo fare chissà cosa, anche solo continuare a pensare che quello che ci stanno facendo fare, nel modo in cui ce lo stanno facendo fare, è sbagliato. Se lo accettiamo come normale oggi, domani sarà la fine.

    Sono d'accordo. E posso dirti che ho conosciuto persone veramente eccezionali in grado di realizzarsi con un cent. in tasca e tanta volontà: stage non retribuiti la mattina, part-time la sera e nei week end, esami preparati al gabinetto tra uno stimolo e l'altro con borsa di studio universitaria. La loro fortuna è stata conoscere persone che hanno riconosciuto la loro bravura e voglia di fare. L'Italia non è un paese meritocratico, ma il lavoro chi perservera lo trova. Ripeto, bisogna capire cosa si vuole e bisogna smetterla di fare i discorsi dei nonni. Tu ti basi su discorsi generali che capisco perché è una situazione che fa rabbia, però bisogna un attimo alienarsi da questo e capire cosa sei disposta a fare tu per te stessa. La lotta di classe non esiste e non è mai esistita, erano solo gli interessi della solita casta di fortunati a discapito dei poveri stronzi pagati a cottimo o non sindacalizzati. La storia è un'invenzione di chi abbocca, documentati e cerca di capire cosa ti serve per andare avanti oggi.

  7. #16
    Moderatrice Holly
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    Quote Originariamente inviata da Sedna Visualizza il messaggio

    Sono d'accordo. E posso dirti che ho conosciuto persone veramente eccezionali in grado di realizzarsi con un cent. in tasca e tanta volontà: stage non retribuiti la mattina, part-time la sera e nei week end, esami preparati al gabinetto tra uno stimolo e l'altro con borsa di studio universitaria. La loro fortuna è stata conoscere persone che hanno riconosciuto la loro bravura e voglia di fare. L'Italia non è un paese meritocratico, ma il lavoro chi perservera lo trova. Ripeto, bisogna capire cosa si vuole e bisogna smetterla di fare i discorsi dei nonni. Tu ti basi su discorsi generali che capisco perché è una situazione che fa rabbia, però bisogna un attimo alienarsi da questo e capire cosa sei disposta a fare tu per te stessa. La lotta di classe non esiste e non è mai esistita, erano solo gli interessi della solita casta di fortunati a discapito dei poveri stronzi pagati a cottimo o non sindacalizzati. La storia è un'invenzione di chi abbocca, documentati e cerca di capire cosa ti serve per andare avanti oggi.
    Ma non sono discorsi dei nonni, il problema è considerarli tali. Io, per me stessa, so perfettamente quel che voglio, so quanto sono disposta a dare per ottenerlo. Quello che ti sto dicendo non c'entra niente con questo.

    Per me il discorso ha due piani: quello reale, su cui tu hai perfettamente ragione sulla questione del sacrificio, non c'è poi molta scelta per i cornuti senza soldi, se non fare tre lavori; e quello teorico per cui se noi "normalizziamo" - anche concettualmente - quella che è la realtà attuale, facciamo un danno a noi stessi e alle generazioni future. Non mi sembra così vetusto quel che sto dicendo, mi sembra di star parlando di un diritto che è addirittura nel primo articolo della costituzione.
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    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  8. #17
    Little Spongy Folletta
    Donna 32 anni da Genova
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    Ok, ma mentre lavori part-time continui a cercare qualcosa per formarti sul campo? Perché conosco moltissime persone che (chi per orgoglio e chi perché effettivamente non può) di fronte alla scelta di uno stage rimborsato ed un lavoro hanno preferito il secondo. E quindi ci sarà un motivo se un avvocato e un commercialista diventano tali? (a titolo esemplificativo),
    Bè, certo che cerco altro! Rimboccarsi le maniche prima di tutto..

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