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Il dissenso negato nel giorno di Falcone

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    Il dissenso negato nel giorno di Falcone


    di Maurizio Barbato - 26 maggio 2009

    Adesso è la Digos a stabilire quali slogan e quali striscioni c´entrano e quali non c´entrano con i contenuti delle manifestazioni pubbliche.


    È questa l´innovazione in tema di libera espressione che si ricava dall´episodio della scritta tolta d´autorità alla commemorazione di Falcone in via Notarbartolo. Lo ha raccontato il giornale: un gruppo di docenti dei Cobas aveva esposto uno striscione all´albero Falcone e la polizia, tra le proteste, lo ha rimosso. Motivazione: «Non c´entra nulla, non è autorizzato». In caserma i sindacalisti, secondo il rituale, sono stati denunciati per reati politici e d´opinione: resistenza, vilipendio e manifestazione non autorizzata. Lo striscione dichiarava: «La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola». Può essere non condivisibile e non condiviso. Ma solo un´acrobatica sofistica può dimostrare che non c´entrava. In una manifestazione antimafia l´opinione che una politica distruttiva della scuola pubblica favorirebbe la mafia è perfettamente coerente e centrata. Altrimenti perché fin dai tempi di Dalla Chiesa la scuola è considerata luogo eletto dell´educazione antimafia? La stessa affluenza degli studenti organizzati in via Notarbartolo lo prova; e la presenza a Palermo del ministro Gelmini forniva alla protesta il destinatario naturale in loco.
    È ovvio che c´entrava, ma non è questo il punto. Il punto è: e se anche non ci fosse entrato? Un dimostrante ha diritto di essere anticonformista, eccessivo, di infilare una sua propria protesta eterogenea e bizzarra, o deve chiedere il permesso? Può decidere la polizia quali slogan e striscioni, che si mantengano entro la libertà d´espressione, sono in linea con i contenuti di un corteo? Consentirne uno e vietarne un altro? La polizia dovrebbe mantenere l´ordine in una manifestazione, fermare le violenze, bloccare i reati, vigilare sulle provocazione. Non esercitare la supervisione politico ideologica. Insomma, ormai manca ogni limite riconoscibile al potere che ha la polizia su una pubblica manifestazione.
    Purtroppo quest´assenza di limiti visibili lascia emergere una pericolosa e nuova intolleranza verso il pubblico dissenso. Un´intolleranza di tipo non solo repressivo ma anche, a suo modo, costruttivo. Quasi fosse finalizzata a costruire una rappresentazione dell´unità di popolo intorno al potere. Forse sembra astruso dirlo, ma si fa largo un´impressione. È come se il potere di governo, che al momento tende all´assolutismo, abbia bisogno delle manifestazione di massa, abbia bisogno di folle, ma solo di folle inneggianti. È un potere che ha bisogno della piazza, come mai finora dal dopoguerra a oggi. E questo porta a dividere in due tipi le manifestazioni pubbliche. Vi sono le manifestazioni di dissenso verso il governo. Esse debbono essere isolate nell´opinione pubblica come nocive e corrosive dell´unità di popolo, come residui di testardo negativismo in un mare di consenso: e allora si dileggiano, come nel caso dei cortei sindacali (sempre più della sola Cgil), se ne manipolano i numeri di affluenza; se ne denuncia l´inutilità, la pretestuosità e il corporativismo; le si descrive quali fenomeni arcaici. Meno disturbo danno le manifestazioni dei gruppi più radicali ed estremi: queste è facile trasformarle da subito, svuotandole già negli annunci dei loro contenuti, in meri fatti di disordini da rendere solo fisicamente inoffensivi, come nel caso delle proteste anti G8.
    Poi vi sono le manifestazioni pubbliche che debbono esaltare l´attività del governo. In queste nessuna nota diversa può essere ammessa, nessuna voce dissonante dal rituale. Reprimere con la massima decisione. Se c´è uno slogan se c´è un cartello, l´ordine automatico è di correre a cancellarlo alla vista. E così è nelle mobilitazioni antimafia. Da adesso, che abbiamo il governo vero erede di Falcone per definizione inconfondibile, tutte le commemorazioni antimafia dovranno essere uniformi. Via le critiche perdigiorno e distruttive. Un´unica opinione antimafia di Stato. Ma come può essere così senza ucciderne per sempre lo spirito? Come si può rifiutare un tipo di potere, come quello mafioso cresciuto all´ombra dello Stato, senza ricordare che lo stato può sempre tornare a favore della mafia? Ci si può sbagliare nell´indicare responsabilità precise, ma mettere in guardia contro tutti i possibili cedimenti, anche involontari e oggettivi, questo non è vilipendio, è salvaguardia della memoria storica. Il pluralismo è intrinseco al movimento antimafia proprio perché la ripulsa della mafia deve essere sovraordinata a governativi e antigovernativi, deve essere costitutiva di unità sociale. Invece l´antimafia unica di stato è propaganda, è strumentalizzazione in vista del consenso. Infine, una nota. Cobas denunciati per manifestazione non autorizzata. Comico e paradossale: dentro una manifestazione la polizia ha riconosciuto e isolato un´altra manifestazione non autorizzata. Cioè l´apposizione di uno striscione. Quindi non autorizzato è lo striscione. Manifestazione non autorizzata di un pensiero. Pensiero non autorizzato.



    Antimafia Duemila - Il dissenso negato nel giorno di Falcone
    bene ora ci dicono cosa possiamo scrivere.........è democrazia questa...no???....be da un certo punto di vista sì.....

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