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Davigo: <<I politici continuano a rubare, ma non si vergognano più>>

  1. #1
    Moderatore 2.0 Canalfeder
    Uomo 27 anni da Barletta-Andria-Trani
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    Idea Davigo: <<I politici continuano a rubare, ma non si vergognano più>>

    Un'intervista da 90 minuti d'applausi rilasciato dal nuovo Presidente dell'Anm, Pier Camillo Davigo (c'è ancora qualcuno che non lo conosce?) al Corriere della Sera:

    Davigo: «I politici continuano a rubare, ma non si vergognano più» - Corriere.it

    Piercamillo Davigo — consigliere presso la Cassazione, nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati — 24 anni fa era nel pool di Mani Pulite.

    Dottor Davigo, com’è cambiata l’Italia da allora?
    «Con i colleghi stracciammo il velo dell’ipocrisia. E questo ha peggiorato le cose».

    Vale a dire?
    «La Rochefoucauld diceva che l’ipocrisia è l’omaggio che il vizio rende alla virtù. Nella Prima Repubblica se non altro si riconosceva la superiorità della virtù. Quando Tanassi fu arrestato e parlò di “delitto politico”, io non capivo cosa dicesse. Poi ho realizzato che forse intendeva dire: “È un delitto politico perché vado in galera solo io”. Noi magistrati siamo come i cornuti: siamo gli ultimi a sapere le cose; perché quando le sappiamo partono i processi».



    E partì Mani Pulite.
    «Dopo l’arresto di Mario Chiesa, Craxi disse che a Milano non un solo dirigente del Psi era stato condannato con sentenza definitiva, fino al “mariuolo”. Nessuno esplose in una fragorosa risata. Il velo dell’ipocrisia teneva ancora».

    E ora?
    «Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti».

    «Non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti». Lo disse davvero?
    «Certo. In un contesto preciso. Ma mi citano fuori contesto per farmi passare per matto».

    Qual era il contesto?
    «Appalti contrattati tra partiti e imprese: chiunque avesse avuto un ruolo in quel sistema criminale, non poteva essere innocente; uno onesto nel sistema non ce lo tenevano. Prenda la Metropolitana Milanese. Costruita da imprese associate, con una capogruppo che raccoglieva il denaro da tutte le aziende e lo versava a un politico che lo divideva tra tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione. Di giorno fingevano di litigare; la notte rubavano insieme».

    Voi però l’opposizione non l’avete colpita.
    Davigo si inalbera: «Non è vero! Questa è una leggenda diffusa ad arte per screditarci! Io stesso condussi una perquisizione a Botteghe Oscure!».

    Ma Forlani si dimise, Craxi morì ad Hammamet. Occhetto e D’Alema restarono al loro posto.
    «Forlani fece una figuraccia al processo Enimont. Su Craxi si trovarono le prove, infatti fu condannato. Su altri non trovammo le prove. Il Pci era finanziato dalle coop in modo dichiarato e quindi legittimo. Ma a Milano, dove partecipavano alla spartizione delle tangenti, abbiamo mandato sotto processo diversi dirigenti comunisti».

    Il Paese era con voi.
    «Gli italiani non hanno mai avuto una grande considerazione di sé: siamo gli unici a dire di noi stessi cose terribili nell’inno nazionale, “calpesti”, “derisi”, “divisi”. All’epoca sembrò che tutto potesse cambiare. Ricordo un’intervista ai volontari che friggevano le salamelle alla festa dell’Unità; erano i primi a volere in galera i dirigenti che li avevano traditi. Ma cominciò presto il coro opposto: “E gli altri, perché non li avete presi?”».

    Oggi la situazione è come allora?
    «È peggio di allora. È come in quella barzelletta inventata sotto il fascismo. Il prefetto arriva in un paese e lo trova infestato di mosche e zanzare, e si lamenta con il podestà: “Qui non si fa la battaglia contro le mosche?”. “L’abbiamo fatta — risponde il podestà —. Solo che hanno vinto le mosche”. Ecco, in Italia hanno vinto le mosche. I corrotti».

    Davvero pensa questo del nostro Paese?
    «È il rimprovero che mi fece Vladimiro Zagrebelski. Al Csm erano ospiti 35 magistrati francesi, che mi chiesero di Tangentopoli. Risposi che nel 1994 erano crollati cinque partiti, tra cui quello di maggioranza relativa e tre che avevano più di cent’anni. Però noi eravamo stati come i predatori che migliorano la specie predata: avevamo preso le zebre lente, ma le altre zebre erano diventate più veloci. Avevamo creato ceppi resistenti all’antibiotico. Perché dovemmo interrompere la cura a metà».

    Fu Berlusconi a fermarvi?
    «Cominciò Berlusconi, con il decreto Biondi; ma nell’alternanza tra i due schieramenti, l’unica differenza fu che la destra le fece così grosse e così male che non hanno funzionato; la sinistra le fece in modo mirato. Non dico che ci abbiano messi in ginocchio; ma un po’ genuflessi sì».

    Ad esempio?
    «La destra abolì il falso in bilancio, attirandosi la condanna della comunità internazionale. La sinistra, stabilendo che i reati tributari erano tali solo se si riverberavano sulla dichiarazione dei redditi, introdusse la modica quantità di fondi neri per uso personale. E nessuno obiettò nulla».

    Con Renzi come va?
    «Questo governo fa le stesse cose. Aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione dei contanti, con la scusa risibile che i pensionati non hanno dimestichezza con le carte di credito; ma lei ha mai visto un pensionato che gira con tremila euro in tasca?».

    Renzi ricorda spesso di aver aumentato le pene e di conseguenza la prescrizione per i corrotti.
    «Ma prendere i corrotti è difficilissimo. Nessuno li denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio: per questo sarei favorevole alla non punibilità del primo che parla. Il punto non è aumentare le pene; è scoprire i reati. Anche con operazioni sotto copertura, come si fa con i trafficanti di droga o di materiale pedopornografico: mandando i poliziotti a offrire denaro ai politici, e arrestando chi accetta. Lo diceva anche Cantone; anche se ora ha smesso di dirlo».
    Perché Cantone ha smesso di dirlo?
    «Lo capisco. E non aggiungo altro».

    Quindi si ruba più di prima?
    «Si ruba in modo meno organizzato. Tutto è lasciato all'iniziativa individuale o a gruppi temporanei. La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad autoregolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. Ma se l’autoregolamentazione non funziona più, allora interviene un soggetto esterno a regolare il mercato: la criminalità organizzata».

    Com’è la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati?
    «L’unica conseguenza è che ora pago 30 euro l’anno in più per la mia polizza: questo la dice lunga sulla ridicolaggine delle norme. Tutti abbiamo un’assicurazione. Non siamo preoccupati per la responsabilità civile, ma per la mancanza di un filtro. Se contro un magistrato viene intentata una causa, anche manifestamente infondata, gli verrà la tentazione di difendersi; ma così non farà più il processo, e potrà essere ricusato. È il modo sbagliato per affrontare un problema serio: perché anche i magistrati sbagliano».

    Renzi viene paragonato ora a Craxi, ora a Berlusconi. Lei che ne pensa?
    «Non mi piacciono i paragoni».

    E del caso Guidi cosa pensa?
    Davigo sorride: «Non ne parlo perché se capita a me in Cassazione poi mi ricusano».

    «Non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppe poche prigioni». Autentica anche questa?

    «Sì. Ma non è una mia opinione; è un dato oggettivo. L’Italia è il Paese d’Europa che ha meno detenuti in rapporto alla popolazione. Ed è il Paese della mafia, della ndrangheta, della camorra, della sacra corona; e della corruzione diffusa. Certo che servono nuove carceri. Con le frontiere ormai evanescenti, i Paesi con una repressione penale più forte esportano crimine; quelli con una repressione penale più debole lo importano».

    L’Italia lo importa.
    «Una volta a San Vittore trovai un borseggiatore cileno. Era stato arrestato quattro volte in un mese. Mi accolse con un sorriso: “Che bel Paese, l’Italia!”. Prima era stato arrestato a Ottawa ed era stato in galera due anni».

    In Italia ci sono troppi avvocati?
    «In una riunione europea degli Ordini professionali il presidente di turno ha detto che nell’Ue ci sono quasi 900 mila avvocati; e un terzo sono italiani. I più interessati al numero chiuso a giurisprudenza dovrebbero essere gli avvocati; se non altro per tutelare i loro redditi».

    E ci sono troppi pochi magistrati?
    «Ne mancano un migliaio. Ma non è un mestiere facile: ogni anno facciamo un concorso con 20 mila domande per 350 posti, e non riusciamo ad assegnarli tutti. Non è che ci sono pochi magistrati; è che ci sono troppi processi».

    Come ridurli?
    «In Italia tutte le condanne a pene da eseguire vengono appellate; in Francia solo il 40%. Sa perché? Perché in Francia si può emettere in appello una condanna più severa rispetto al primo grado. Facciamo così anche in Italia, e vedrà come si decongestionano le corti d’appello».

    Ci sono troppi magistrati in politica?
    «Secondo me i magistrati non dovrebbero mai fare politica. Perché sono scelti secondo il criterio di competenza; e avendo guarentigie non sono abituati a seguire il criterio di rappresentanza. Per questo i magistrati sovente sono pessimi politici».

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  3. #2
    Pesciolino nell'acquario. Half shadow
    Uomo 35 anni
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    La sfacciataggine del pd non ha davvero limiti, ermini ha risposto affermando che Davigo cerca la rissa.

  4. #3
    ineffabile Quelo
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    Purtroppo, se fossi nei loro panni, mi sembrerebbe di dover fermare la marea con le mani ...



    ... è la pasta di cui siamo fatti noi Italiani che, ammettiamolo, fa proprio schifo. E su questo c'è davvero poco da fare.

    Non basterebbe mettere un carabiniere a piantonare ogni singolo italiano. Se non altro, perché lo corromperemmo ...

  5. #4
    Pesciolino nell'acquario. Half shadow
    Uomo 35 anni
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    Se ti va di fare tanta autocommiserazione si vede che tu hai un motivo per sentirti la coscienza sporca, io no, gli italiani non sono tutti come voi...
    A SUCONLAVITA piace questo intervento

  6. #5
    ineffabile Quelo
    Uomo 102 anni
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    Quote Originariamente inviata da Half shadow Visualizza il messaggio
    Se ti va di fare tanta autocommiserazione si vede che tu hai un motivo per sentirti la coscienza sporca, io no, gli italiani non sono tutti come voi...
    Non ho personalmente un granché per sentirmi colpevole. Ho sempre pagato le tasse fino all'ultimo centesimo. Adesso non lo sto facendo completamente, ma non dipende da me, nei miei lavoretti saltuari è il mio datore di lavoro che decide di pagare i contributi solo sulle prime 2 ore di lavoro, e no sulle restanti 10. A me qualche contributo in più tra 30 anni non farebbero schifo. E non sono nella condizione di dire: "Ehi, testa di ca$$o, pagami in bianco tutto quanto".

    Io mi guardo intorno e vedo sempre gente che, quando compro un gelato o una pizzetta, alla cassa si guarda bene intorno e manda in stampa uno scontrino falso tarocco al posto di quello fiscale. Oppure gente che briga e s'attrezza per entrare clientelarmente in sovra numero nei vigili urbani o alla Posta per mangiare a ufo, e fare un doppio lavoro il pomeriggio.

    Dai ammettiamolo. Siamo un popolo di merda.

    "Il cinico non è una persona che non fa niente per non migliorare le cose, è solo uno che vede le cose per quello che sono"


    (Oscar Wilde, mi pare ...)



  7. #6
    Pesciolino nell'acquario. Half shadow
    Uomo 35 anni
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    Sì e di dove sei? Da me tutta questa evasione non l'ho davvero mai sentita dire.
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  8. #7
    ineffabile Quelo
    Uomo 102 anni
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    Quote Originariamente inviata da Half shadow Visualizza il messaggio
    Sì e di dove sei? Da me tutta questa evasione non l'ho davvero mai sentita dire.
    Dev'essere che è da un po' che stai troppo dentro questo forum. Forse è tempo che ti vai a fare un giro in giro ...

    Evasione fiscale, 300 miliardi all'anno

    "Dieci finanziarie ogni anno. È l'ammontare dell'evasione fiscale in Italia: ogni anno circa 300 miliardi di euro di imponibile vengono sottratte all’erario. Di queste, l'evasione di imposte dirette è 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae 105 miliardi, la criminalità organizzata 40 miliardi e 25 miliardi chi ha il secondo o terzo lavoro. La stima è stata fatta da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat.
    CINQUE AREE - Le aree di evasione fiscale analizzate nello studio sono cinque: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. I lavoratori in nero sono circa 2 milioni, di questi 800 mila sono dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro (con un'evasione d’imposta di 25 miliardi di euro). "



  9. #8
    Pesciolino nell'acquario. Half shadow
    Uomo 35 anni
    Iscrizione: 20/7/2008
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    Ah non lo so, ti parlo della realtà di Lucca, se evadono per lo meno non me lo dicono e nei giornali non leggo mai di evasori lucchesi. Tu non mi hai detto di dove sei, però se da te l'evasione è così comune è un altro discorso, ma non si può fare di tutta l'erba un fascio, gli italiani non sono tutti evasori, anche se sembri convinto di sì invece. E comunque ti vorrei ricordare che gli italiani non sono diventati evasori dopo essere entrati nell'euro ed eravamo la sesta potenza mondiale. E la Finlandia non ha mai evaso nulla e non ha truccato nulla ed adesso hanno raccolto 53.000 firme sufficienti a far discutere dal loro parlamento l'uscita dall'euro. Ma sicuramente i problemi delle naazioni della zona euro non derivano dall'euro.

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