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Ultimamente ho letto un po' di Dosto (ora son sui I demoni). Memorie del sottosuolo - Bellissimo, stupendo, incredibile. Inizialmente ho faticato a riconoscere lo stile di Dosto, soprattutto per la forma, passare dai suo periodi ricchissimi di incidentali ad un simil flusso di coscienza, si sente parecchio. Il libro, se preso con il giusto spirito, ti apre un mondo interiore incredibile. Più che alla lettura si apprezza dopo, a conti fatti.
Riletto anche il Dorian Grey. Secondo me un capolavoro che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, di un citazionismo infinito. Credo sia una delle storie più affascinanti che abbia mai letto.
1984: Altro libro che ha lasciato un segno. Dopo averlo letto ho capito in quanti si sono ispirati, o almeno hanno rubato qualcosa dal libro. E' un titolo molto molto particolare. Si attiene poco ai fatti, è per lo più descrittivo nel senso migliore del termine. Ti mette davanti a questo mondo in cui il pensiero stesso è reato, tutto è proibito, angosciante, morto. Ti fa riflettere sulla nostra stessa realtà. E se fosse anche qui così? Più che un romanzo una sorta di riflessione su una società per certi versi non troppo lontana dalla nostra. Bello bello bello.
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Ultimameente ho letto Shadowhunters L'Angelo (Le origini) di cassandra clar parla di demoni vampiri streghe lupi mutaforma e dei loro caccatori i nephilim chiamati anche shadowhunters ossia cacciatori di ombre.....veramente bello
xD
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Quote:
Originariamente inviata da
Randy Mellons
1984: Altro libro che ha lasciato un segno. Dopo averlo letto ho capito in quanti si sono ispirati, o almeno hanno rubato qualcosa dal libro. E' un titolo molto molto particolare. Si attiene poco ai fatti, è per lo più descrittivo nel senso migliore del termine. Ti mette davanti a questo mondo in cui il pensiero stesso è reato, tutto è proibito, angosciante, morto. Ti fa riflettere sulla nostra stessa realtà. E se fosse anche qui così? Più che un romanzo una sorta di riflessione su una società per certi versi non troppo lontana dalla nostra. Bello bello bello.
Ho letto due volte quel libro, ha colpito davvero moltissimo anche me. È pervaso da un senso di morte e paralisi che va molto al di là di quello che poi succede o non succede di specifico ai vari personaggi.
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Qualche settimana fa (ho perso il senso del tempo, può darsi siano passati mesi) ho terminato L'ombra dello scorpione di Stephen King e l'ho trovato il più bello tra i suoi letti finora; 900 pagine che mi hanno risucchiato in una realtà con personaggi che ancora amo e quasi 'mi mancano', che penso sia la sensazione più bella che un libro possa (debba?) lasciarti. E' stato come vedermi un infinito film horror scritto come si deve, descritto senza annoiarti, che è la cosa che più mi frega nei testi... odio le descrizioni infinite pur amando immaginarmi tutto di tutto/i.
Adesso sto leggendo Dubliners di J. Joyce ed è inutile dire che quell'uomo lo adoro; l'avevo ovviamente già affrontato al Liceo e se devo essere onesta il suo genio non si manifesta in questa sfilza di operette, l'ho preferito in Ulysses che non ho neanche letto completamente ma che mi ha lasciato più impresso il suo 'essere', se posso dire così. Sono comunque ovviamente ben scritte e ben affrontate, l'angoscia continua non mi fa impazzire e la descrizione della vecchia Dublino mi fa sentire claustrofobica ma per il resto le sto davvero divorando, il che è positivo. E' contrastante quello che provo nei suoi confronti, spero studiandolo quest'estate di arrivare a un punto di vista più concreto XD
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posto anche qui..
Ragazze dovete assolutamente leggere questo libro, io l'ho letto e ho scoperto un sacco di cose..cito testualmente dalla descrizione:
"E' un saggio sulla sessualità da un punto di vista esoterico e spirituale nel quale tento di tracciare un parallelo tra il bisogno di abbattere i tabù sul sesso e il bisogno di un risveglio collettivo e un'innalzamento delle coscienze, verso una vera libertà.
Dall'autore di: "La vita chiama a gran voce - racconti erotici"
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A giudicare dal post sopra, mi dimentico di scrivere di tutti i libri letti, ma tant'è.
Uno, nessuno e centomila. Mai letto prima di settimana scorsa. Grave mancanza. Il libro parla in maniera personale di tutti. Sì è in prima persona, ma potreste essere benissimamente voi il protagonista. E' un libro sull'umana esistenza. Un manualetto - semplice e geniale - che tratta di filosofia, psicologia e sociologia in maniera tanto semplice quanto disarmante. L'ho trovato pioneristico, si fa fatica a credere che non sia un libro scritto ai giorni nostri.
Che tu sia per me il coltello. Di diritto nella top ten dei libri che mi hanno colpito di più. Non è assolutamente lo stesso genere, ma qualcosa non mi prendeva così da quando Io e Palahiunk abbiamo stretto una letteraria amicizia. Pungente, sottile, emozionante. A tratti anche sagace per alcune - splendidi - immagini che sa creare. Un libro che non chiamerei romantico ma sentimentale. L'amore è un concetto riduttivo per le pagine scritte da Grossman.
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Jeffrey Eugenides. Ecco, uno che sa dare una lezione su come deve essere scritto un libro di narrativa.
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Il potere del cane di Don Winslow, narrazione, intreccio, personaggi, perfetto. Tutto.
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Ho letto in una giornata "Le belve" di Don Winslow.
Libro dinamico, all'inverosimile. Molto vicino ad una "narrazione cinematografica", alterna narrazioni (brevi) a dialoghi e a tentativi abbozzati di prosa in versi.
Ad ogni modo, la trama non ha nulla di originale, è una storia abbastanza trita, però il modo in cui sono intrecciate le vicende rendono il libro di Winslow un gran bel romanzo.
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Aggiungo una riflessione su "La ventisettesima città" di Jonathan Franzen, che ho terminato un paio di giorni fa.
Ritengo "Le correzioni" e "Libertà" due tra i miei due libri preferiti, e Franzen uno degli scrittori a cui sono in assoluto più affezionato, e che stimo di più dal punto di vista della mera resa scritta dei propri romanzi.
Se dal punto di vista stilistico Franzen è sempre un maestro, e lo era anche venticinque anni fa, all'epoca della scrittura del romanzo in questione, dal punto di vista contenutistico ha subito una decisa crescita - come è giusto che sia, sebbene siano in molti i detrattori del povero Johnnie.
"La ventisettesima città" mi ha deluso molto, poiché ampiamente inconcludente, spesso artificioso e forse anche un po' strampalato. A tratti, e parlo del finale, pare che Franzen abbia tirato ad indovinare quale fosse la conclusione migliore per il romanzo. Mancando totalmente la buona sorte.