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Schiava di papà

  1. #1
    Overdose da FdT
    Uomo
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    Predefinito Schiava di papà

    Io, figlia e amante per 25 anni" Venerdì al Riesame il pm farà ascoltare le intercettazioni: "È necessario scuotere il paese"

    TORINO - "Ora sto bene e sono tranquilla". Lucia Mongelli, 34 anni, esce a tarda sera dallo studio torinese dell'avvocato Giulio Calosso. La accompagnano le assistenti sociali della comunità che la accoglie dopo l'arresto del papà Michele, 64 anni, accusato di averla stuprata per 25 anni.



    Veste in modo semplice, di nero, il volto è stanco ma disteso. Se ne va da un'uscita posteriore. "No comment", dichiara il suo avvocato. Ma Lucia, in oltre tre ore di colloquio, ha appena confermato un quarto di secolo di violenze. "A 16 anni - ha raccontato - è stato però mio fratello Giuseppe a togliermi la verginità". Al termine di una giornata drammatica e dopo una settimana confusa, si chiarisce l'inferno della famiglia della Falchera. Lucia ha spiegato di essere stata "la schiava di casa da quando avevo 9 anni". Prima oggetto delle attenzioni del papà, secondo la procura percepito "come una specie di marito". Poi finita a consolarsi tra le braccia del fratello Michele "diventato una sorta di amante". Infine in balìa sia del padre che del fratello, durante le fughe da casa, che se la contendevano "come si può litigare per una *******".

    Abusi proseguiti fino alla fine di febbraio, nonostante da ottobre Lucia avesse denunciato il fratello e la polizia avesse messo le cimici sia nella casa di Giuseppe che in quella di Michele. "L'ultima violenza - ha raccontato ieri Lucia - il 23 febbraio, dopo che mio fratello era già in carcere". Il padre, temendo di essere sotto controllo, l'avrebbe portata in un casolare vicino al cimitero di Sassi, in collina. "Mi ha costretto - ha detto Lucia - ad avere un rapporto orale". L'avvocato Antonio Genovese però smentisce. "Michele - dice - dopo l'incidente stradale che l'aveva reso invalido era impotente. Sono in attesa della perizia che lo prova".

    Perché il dramma di Torino sta tutto qui. Una famiglia allargata, più alcune presunte vittime minorenni, figlie di Giuseppe e nipoti di Michele, difende padre e fratello che le intercettazioni ambientali incastrano invece, secondo la procura, "in modo inequivocabile". Lo stesso fanno le mogli dei padri accusati di stupro. Caterina, alla Falchera, giura che Michele "era sì geloso dei figli, ma di tutti otto, e non li avrebbe mai toccati". Sabrina, fuggita dopo che il tribunale le ha tolto le figlie, difende Giuseppe, anche se ha chiesto il divorzio. Le due donne, con i rispettivi figli, accusano invece reciprocamente figlio e suocero di essere "dei porci maniaci". Difficile, dalle ordinanze di custodia e delle 300 pagine degli atti con le trascrizioni di deposizioni e intercettazioni, ricostruire fino in fondo una tragedia dai confini non ancora definiti nella pienezza del loro orrore. Certo è che non siamo di fronte ad un secondo "mostro di Amstetten", o ad un altro caso Kampusch. Semmai davanti a qualcosa di ancora più agghiacciante e incomprensibile. Perché Lucia, come Noemi, 21 anni, che accusa il padre Giuseppe di averla stuprata nel lettone davanti a mammma e sorelle, sono state sempre libere. Non erano segregate in casa, condannate ad un carcere domestico. "Prigioniere semmai - dicono le assistenti sociali - di una realtà distorta che pensavano essere la normalità". Addirittura protagoniste di "rapporti consentiti", secondo i legali degli arrestati. E la normalità è che ieri, davanti ai testi di registrazioni agghiaccianti, padre e figlio hanno continuato a negare.

    Michele, in carcere, sta malissimo. Non si regge in piedi e continua a ripetere "mia figlia è matta, oggi ne dice una e domani un'altra". Giuseppe piange, tace e all'avvocato mostra solo le lettere delle figlie, con i cuori disegnati. Anche i fratelli di Lucia hanno continuato a difendere il padre. Carmine, sordo dalla nascita, ha fatto qualcosa di più. Un mese fa, dopo lo scoppio della bufera, si era fatto tatuare il ritratto del papà sulla spalla sinistra. La settimana scorsa, al tattoo di corso Vercelli, si è fatto incidere sull'avambraccio destro la scritta "mamma Caterina" con un cuore rosso. Un amore senza riserve, sembrerebbe, ma pure "il messaggio di fedeltà ad un clan spietato". Lucia, nel pomeriggio, ha dipinto un quadro assai diverso. "Era costretta a dormire su una branda vicino al lettone dei genitori - dice il procuratore Pietro Forno - per essere sempre a portata di mano del padre".

    Dai verbali emerge una vita impressionante. Lucia, nel cuore della notte, veniva obbligata a reggere il pappagallo al genitore, e a infilargli il pene nell'imbocco. Un'umiliazione, secondo l'accusa, ma pure un'estrema e costante intimidazione. Una volta alla settimana, il sesso. In cambio Michele le avrebbe riservato un "trattamento speciale". Falsificando una busta paga, era risucito a truffare la Bnl facendosi prestare 150 mila euro. Con i soldi aveva comprato e intestato alla figlia un cascinale a Verolongo. Lucia a volte viveva là da sola. "Speravamo - dice la madre Caterina - che si trovasse un ragazzo. Invece niente, voleva sempre stare con noi". Ora la cascina è occupata dal fratello Ciro e dalla sua famiglia. Nella casa paterna restano i segni di un rapporto morboso. Nelle ultime settimane, scosso dalle accuse, il padre ha donato a Lucia anche "un canarino bianco, in pesce gatto portato da Foggia, un criceto e un cagnolino". Gli animali ora sono sul poggiolo e nessuno sa più cosa farne. "Ogni cosa che mia sorella chiedeva - dice il fratello Matteo - le veniva data. Il cane è costato 300 euro, mio padre le aveva comprato anche un telefonino da 800. Le pare che questa possa essere definita la casa degli errori?". Dice proprio così, non "degli orrori". E porta "la prova dell'innocenza": stanze pulite, non un filo di polvere, bagni con luce elettrica, centinaia di peluche, bottigliette di liquori e giochi recuperati facendo il commercio del ferro. Come se la mania dell'ordine confermasse l'amore. E mamma Caterina racconta che il marito "pur di riavere mia figlia scappata di casa, voleva ricomprarsela da Giuseppe per 300 euri".

    Il fratello, in carcere per gli strupri sulle figlie che le tre più piccole negano, l'avrebbe nascosta, violentandola. Dopo l'ultima violenza ha buttato via un maglione sporco e la biancheria strappata alla sorella. "Un quadro tutto da confermare - dice l'avvocato Foti -. L'accusatrice, Noemi, è una che la sera se la spassava con i ragazzi sui cofani delle auto, fuori dai bar, davanti a tutti. Dopo le sgridate di Giuseppe, ha deciso di vendicarsi". La stessa vendetta di Giulia, che avrebbe infine incastrato il padre perché "pretendeva la restituzione di un assegno da duemila euro che gli aveva rubato per regalarlo al fratello Giuseppe". Torino non è dunque l'Austria. Le violenze, per 25 anni, si sarebbero consumate alla luce del sole e tra persone "libere". Dietro le donne "ridotte in schiavitù fin da bambine e nell'indifferenza divertita dei congiunti", emergono anche rancori famigliari. Liti per il commercio del ferro, refurtive contese. Gli investigatori seguono anche una pista che porta al traffico della droga. "Giuseppe voleva tutto - dicono i fratelli - e un giorno ha puntato una pistola alla testa del papà. E pensare che con l'assicurazione di un incidente, che l'ha resto invalido, ci ha comprato la casa".

    La procura accusa la distorsione delle perizie e punta ad un rinvio a giudizio entro aprile. Venerdì, davanti al tribunale del riesame, il pm Paolo Scafi farà ascoltare in aula il nastro choc delle intercettazioni. Per "scuotere il Paese". "Perché - dice il procuratore Forno - questo è solo un caso ordinario di incesto. Niente di eccezionale, come decine di cui nessuno parla. E la gente deve sapere che, senza le intercettazioni, non potrei nemmeno dormire tranquillo". Il padre di Torino rischia da un minimo di tre a un massimo di 20 anni, come suo figlio Giuseppe. Ammesso che Lucia e Noemi, "schiave da bambine", come dicono madre e fratelli non si siano fatte distruggere "perché alla fine ci stavano".
    (repubblica)
    --------------
    un mostro come quello austriaco oppure solita la vittima dei luoghi comuni come gli stupratori della Caffarella, per cui e facile creare un mostro quando si e brutti,sporchi e cattivi ma solo vittime delle circostanze ?

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  3. #2
    Bushi yasha
    Uomo 42 anni da L'Aquila
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    un accentino nel titolo non sarebbe male,io avevo pensato a Benedetto XVI Sadomasochista....

  4. #3
    SS-Hauptsturmführer Wittmann
    Uomo 41 anni da Reggio Emilia
    Iscrizione: 21/12/2007
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    Quote Originariamente inviata da yasha Visualizza il messaggio
    un accentino nel titolo non sarebbe male,io avevo pensato a Benedetto XVI Sadomasochista....
    Io pure...pensavo all'ennesimo topic anticlericale..

  5. #4
    Moderatrice Holly
    Donna 34 anni
    Iscrizione: 1/4/2006
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    povera donna, dio mio...
    Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.

  6. #5
    hellion
    Ospite

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    povera donna... ehm... io in carcere ci farei finire anche la madre di questa donna che sapeva tutto...

  7. #6
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    sono veramente senza parole

  8. #7
    Dovahkiin
    Utente cancellato

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    Mamma.

  9. #8
    Assuefatto da FdT
    Donna 27 anni da Milano
    Iscrizione: 20/12/2008
    Messaggi: 979
    Piaciuto: 0 volte

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    altro nn c'è da dire

  10. #9
    Vivo su FdT
    Donna 33 anni da Estero
    Iscrizione: 23/6/2006
    Messaggi: 4,829
    Piaciuto: 49 volte

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    castrazione chimica

  11. #10
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
    Messaggi: 35,505
    Piaciuto: 122 volte

    Predefinito

    incredibile

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