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l'uomo d'acciaio

  1. #1
    Matricola FdT
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    Predefinito l'uomo d'acciaio

    STALIN, che significa "acciaio", è l'ultimo di vari pseudonomi assunti durante la clandestinità rivoluzionaria da JOSIF VISSARIJONOVIC DZUGASVILIJ

    Tutti i futuri capi bolscevichi provenivano dalla nobiltà, dalla borghesia o dall'intelligenzija.
    STALIN invece nasce a Gori un piccolo borgo rurale non lontano da Tiblisi in Georgia il 21 dicembre 1879, da una miserabile famiglia di contadini servi. Su questo lembo dell'impero russo che fa quasi parte del vicino Oriente, la popolazione - quasi tutta cristiana - contava non più di 750.000 anime. La Georgia sotto gli zar, era soggetta a una progressiva russificazione.
    Come quasi tutti i georgiani, anche la famiglia DZUGASVILI erano poveri, senza istruzione, analfabeti, ma non avevano conosciuto la schiavitù che opprimeva tanti russi, poichè non dipendevano da un singolo padrone, ma dallo Stato. Quindi pur essendo servi, non erano una proprietà privata di qualcuno. Il nonno e il padre erano nati braccianti, poi si misero a fare i ciabattini. Quanto alla madre, EKATERINA GELADZE, pare che non fosse georgiana, perchè -cosa rarissima nella zona- aveva i capelli rossi. Pare che appartenesse agli Osseti, una tribù montanara di origine iraniana. Nel 1875 la coppia lasciò la campagna e si stabilì a Gori, un villaggio di circa 5000 abitanti. In affitto occuparono un tugurio, un unica stanza con una sola finestra. L'anno dopo misero al mondo un figlio, ma morì subito dopo, ne nacque un altro nel 1877 ma mori anche questo in tenera età; più fortuna l' ebbe il terzo figlio, Josif.
    Nella più peggiore indigenza questo unico figlio cresce in un ambiente miserabile. Il padre invece di reagire diventa un alcolizzato e nei momenti d'ira picchia senza ragione moglie e figlio, che benchè fanciullo in una di queste liti non esitò a lanciargli addosso un coltello da cucina. Per due volte mentre il fanciullo faceva le elementari gli impedì due volte di frequentarla per fargli fare anche a lui il ciabattino. La situazione divenuta in casa insostenibile spinse il dissoluto uomo a cambiare aria. Se ne andò di casa a lavorare a Tiflis in una fabbrica di scarpe e pare che di soldi a casa non ne mandava di certo. Se li beveva tutti, e la sua dipartita terrena non poteva che concludersi in una osteria, in una rissa fra ubriachi qualcuno il coltello invece di lanciarlo (come aveva fatto suo figlio) lo mise in mezzo al suo costato.
    Rimase solo la madre a provvedere alla sopravvivenza del suo unico figlio, orfano a 11 anni, che fra l'altro si ammalò prima di vaiolo (che lascia i terribili segni) , poi, per un incidente si prese una terribile infezione del sangue che fu curata alla meno peggio, lasciandogli dei postumi nel braccio sinistro, che rimase offeso. Il ragazzino sopravvisse alla prima malattia e uscì dalla seconda in un modo stupefacente, addirittura divenne bello e robusto, tanto che con un certo orgoglio il ragazzo scherzandoci sopra iniziò a dire che lui era forte, era d'acciaio ( stal - stalin).
    D'acciaio era però stata la madre. Rimasta sola, prima iniziò a cucire per qualche vicino, per guadagnarsi da vivere, poi (la donna che aveva dato alla luce l'uomo contro l'accumulo del capitale) iniziò ad "accumulare un capitale" fino al punto da comprarsi una modernissima macchina da cucire che gli fece aumentare ulteriormente il capitale e naturalmente ad avere qualche ambizioni per il figlio. Riuscì così, finite le quattro classi elementari - che il ragazzo impiegò sei anni per terminarle - a fargli frequentare la scuola religiosa ortodossa di Gori, l'unica scuola "superiore" esistente nel villaggio, riservata a pochi.
    L'ambizione della madre trasferì al figlio una volontà anche questa d'acciaio. Il ragazzo dagli altri alunni della scuola subito si distinse nei cinque anni di frequenza per intelligenza , volontà, memoria, e come per incanto anche in prestanza fisica. O la miseria o la disperazione provata da fanciullo compirono questo miracolo della volontà. Ne fu colpito anche il direttore della scuola di Gori, che suggerì alla madre (che non desiderava altro che solo questo, pensarlo prete) di farlo entrare nell'autunno del 1894 (a quindici anni) al seminario teologico di Tiflis, che il ragazzo frequentò fino al maggio del 1899, quando - con tanta disperazione della madre (nel 1937 prima di morire non se ne dava ancora pace - famosa una sua intervista ) - ne fu espulso. Il futuro capo di un immenso Paese che diventerà "L'Impero dei senza Dio" (Pio XII), e che farà chiudere tutte le chiese, non aveva di certo la vocazione per fare il prete.
    Il giovane dopo aver speso una buona dose di quella forte determinazione che aveva in corpo per dimenticare il suo ambiente di miseria e disperazione adolescenziale, iniziò ad usare questa volontà per quelli che erano nelle medesime condizioni. Mentre frequentava il seminario si era introdotto nelle riunioni clandestine dei lavoratori della ferrovia di Tiflis. Una città che stava diventando il centro del fermento nazionale di tutta la Georgia, con gli ideali politici liberali della popolazione presi a prestito dall'Europa occidentale.
    Nel 1888, uno studioso inglese, sir Wardrop, così descrisse la nascita di questo nazionalismo in Georgia: "Non vi é nessun altro esempio di un popolo -se si eccettua il Giappone- che passi direttamente dal feudalesimo al liberalismo". E per liberalismo intendeva nazionalismo (quello che poi si chiamerà socialismo georgiano); é questo il movimento che il giovane Stalin incontrò nelle riunioni clandestine mentre frequentava il seminario; iniziò a parteciparvi, ne divenne un militante, poi quando si trasformò in un evidente agitatore (col nome di battaglia il Koba) con una scusa, per liberarsene, nella primavera del 1899 fu cacciato dal seminario.
    L'intera evoluzione nella formazione del giovane era però già avvenuta nei due anni precedenti. Al "credo" evangelico e a quello "socialista georgiano" si era infiltrato il "credo" di Marx e di Engels. Soprattutto proprio nei giovani e a capo di questi neofiti l'ex seminarista, ora votato più solo alla politica attiva, perfino brutale.
    La conversione all'ideologia marxista del ventenne Stalin, fu immediata, totale e definitiva. Proprio per la giovane età lui la concepisce a suo modo: grossolana ma in un modo così sanguigno che si infervorisce fino al tal punto che, a pochi mesi dalla cacciata dal seminario, viene sbattuto fuori anche dall'organizzazione del movimento nazionalista georgiano. E si racconta, per avere calunniato i capi -più anziani di lui- dell'organizzazione (Una tattica che il ventenne, futuro "dittatore", non abbandonerà più).
    Nel 1902 Stalin é' costretto ad abbandonare Tiflis. Si trasferisce a Batum, sul Mar Nero. Ricomincia a fare l'agitatore, ma guida un gruppetto di autonomi, scavalcando Ccheidze, il capo dei socialdemocratici georgiani. Nell' aprile del 1902 in una manifestazione di scioperanti degenerata in una rivolta con scontri con la polizia, Stalin è accusato di averla organizzata, e finisce in galera per un anno a Kutaisi, poi nel 1903 viene deportato ed esiliato in Siberia, a Novaja Uda, a più di 6000 chilometri dalla Georgia.
    Nella permanenza in cella conosce un famoso agitatore marxista, Uratadze, seguace del fondatore del marxismo georgiano Zordanija. E se all'agitatore Koba, ora ventriquattrenne, dell'ideologia marxista, gli mancava qualcosa, in cella la trovò. Il compagno - che prima d'allora ne ignorava l'esistenza, - ne rimase molto impressionato. " Piccolo (1,63), il volto segnato dal vaiolo, barba e capelli sempre lunghi, l'insignificante nuovo venuto era un duro, energico, ma imperturbabile, non si arrabbiava, non imprecava, non gridava, non rideva mai, aveva un carattere glaciale. Non era di certo l'affabile ed elegante Stalin che vedo ora" scriverà molti anni dopo Uratadze. Il Koba era già diventato Stalin, il "ragazzo d'acciaio" anche in politica!
    Fra le altre cose, legge l'Inskra (la Scintilla) il famoso giornale clandestino con gli articoli di Lenin, e legge il suo opuscolo del 1902, Che fare? , quello che doveva gettare le basi del Bolscevismo.
    Nel 1903 si era già tenuto il secondo congresso del partito, con l'episodio della defezione di un giovane ventitreenne, seguace di Lenin, LEV TROCHIJ, che passò nelle file degli avversari accusando Lenin di "giacobinismo".
    Improvvisamente Stalin dalla Siberia ricompare libero all'inizio del 1904 in Transcaucasia. E' un inspiegabile ritorno. Sia amici che nemici - iniziano a pensare che facesse parte della polizia segreta; che magari con un accordo era stato mandato in Siberia in mezzo ad altri detenuti solo per riferire cosa bolliva in pentola.
    Passano poche settimane e Stalin fa già parte della fazione bol-scevica (maggioritaria) che fa capo a Lenin. L'altra fazione era la men-scevica, cioè la minoritaria, che pure era in prevalenza fatta di georgiani, cioè suoi amici marxisti prima a Tiflis poi a Batum.
    C'é poi una fantomatica lettera al carcere di Lenin inviata proprio nel 1903 quando Stalin era in galera. (l'uomo in carcere aveva fatto velocissimi progressi! - visto che l' amico di cella affermava che prima era del tutto sconosciuto). Lenin gli comunicava che c'era stata una scissione e che bisognava scegliere tra le due fazioni. E lui scelse la sua.
    Come accennato sopra, Stalin, dal carcere va in Siberia, dove ci sono i deportati politici, ci resta pochi mesi, torna libero e prepotentemente ricompare sulla scena politica. Passano pochi mesi e come delegato partecipa alla conferenza nazionale del partito Bolscevico, in Finlandia. Qui avviene l'incontro con Lenin, che cambierà totalmente la vita al Koba georgiano, e la farà cambiare anche alla Russia, che non dimentichiamolo, da Paese arretrato e caotico come era la Russia zarista, il dittatore lo trasforma nella seconda potenza industriale del mondo. Su quella militare per vincere alla pari la "grande partita" contro il nazismo, ci restano due lapidari commenti di De Gaulle "Senza di lui avremmo perso, e lui senza di noi non avrebbe vinto", e quello di Churchill: "Per vincere avevo una sola scelta: quella di allearmi col diavolo".
    Tutto quello che segue ora, in sintesi si trova su queste poche pagine, ma milioni di pagine di storia parlano di lui e altre milioni su di lui saranno scritte. Di volta in volta Stalin appare come un genio e come un mostro, uno spietato, ma capace riformatore e un sinistro sterminatore di popoli.
    Sottraendo una valutazione dall'impeto delle opposte fazioni, è certo, che al di là di ogni discussione e di ogni giudizio, la personalità e l'opera di Stalin hanno avuto nel bene come nel male, una influenza determinante nel corso della storia contemporanea, pari alla Rivoluzione Francese e a Napoleone. Influenza che come è noto si è prolungata oltre la sua morte e la fine del suo potere politico.
    Lo stalinismo, infatti, fu espressione di grandi forze storiche e di volontà collettive. Stalin rimase al potere trent'anni, e nessun capo può governare così a lungo se la società non gli assicura il consenso. Le polizie, i tribunali, le persecuzioni possono servire ma non bastano per governare così a lungo.


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